Vladimir Majakovskij

Bagdadi, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930

Alla morte del padre il giovane Vladimir è con madre e sorelle a Mosca, dove è presto nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo, ma l’attività sovversiva lo porta spesso in carcere, a trovare i primi versi. Per dare Uno schiaffo in faccia al gusto ufficiale, com’è dal manifesto futurista che con altri pubblica nel 1912, Vladimir Majakovskij cresce la sua poesia col linguaggio delle strade e con la rabbia per l’amore non corrisposto grida quella per la società zarista che la Rivoluzione d’Ottobre rovescerà, dando influenza immensa in arte e cultura a un Majakovskij entusiasta, pronto a cantare Ode alla Rivoluzione e a portare sul palco del Mistero buffo la vittoria degli sporchi-proletari sui borghesi-puliti. Ma al poeta della rivoluzione che celebra Lenin (1924) e torna ai pennelli per la propaganda della RosTA succederà naturalmente l’artista schiacciato dalla nuova ortodossia comunista: non può nel 1930 aver successo un Bagno a vapore che ridicolizza la burocrazia stupida e opportunista,  ma quando stroncato dalle pene d’amore e frustrato dal visto che gli nega un’autorità sempre più ostile Majakovskij si suiciderà, allora sarà per Stalin «il migliore e di maggior talento poeta della nostra epoca sovietica».

 


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