Vittorio Gassman

Genova, 1º settembre 1922 – Roma, 29 giugno 2000

Diplomato alla romana Accademia d’arte drammatica (1943) il giovane Gassman riesce sulle scene di Luchino Visconti (1948-9) a esprimere un talento di conflitto, tra uno spirito colto e intellettuale e l’istinto egocentrico di romantico maledetto  che gli appartiene e lo spingerà a fondare il suo Teatro d’arte italiano, contro il concerto d’equipe del Piccolo di Strehler, sulla “crudele” centralità d’un primattore tragico esaltato in ruoli classici (Sofocle Shakespeare Alfieri) di strepitoso successo. Ma l’esperienza innovativa del Teatro popolare italiano (1960) è stroncata quando il Monicelli de I soliti ignoti (1958) gli rinnova l’algida relazione avuta col cinema: incanaglito nei panni d’un ladro balbuziente, degradato da primattore a carattere e così avvicinato al pubblico cui in televisione si confonderà quale Il mattatore (1959), Gassman ribalta le sue prospettive e nella stagione così aperta dalla commedia all’italiana saprà fare brillante commedia di sé stesso; ma il vertice che raggiunge con Dino Risi (Il sorpasso, 1962; Profumo di donna, 1974) e con Ettore Scola (C’eravamo tanto amati, 1974) è segnato dalla riuscita espressione dell’altro da sé, del diverso scovato nel profondo dell’animo, delle pieghe fragili e ferite d’una personalità quanto mai complessa che il successo teatrale aveva in qualche modo occultato.


Parte della serie Attori e Registi

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