Una storia di biciclette

Il racconto di una relazione, un tradimento, e del non saper andare in bicicletta

A Kyle sono bastati pochi giorni per confessarmi dell’altra donna. Gli sono serviti nove mesi per dirmi che non sapeva andare in bicicletta. Non ero sicura di quale delle nuove informazioni sul mio ragazzo mi colpisse di più. Mi feriva che avesse tradito la mia fiducia baciando qualcuno che entrambi conoscevamo, qualcuno che mi piaceva. Al tempo stesso era una follia che non sapesse andare in bici e in cuor mio mi domandavo se rivelarlo non fosse solo una manovra diversiva.

Ho insistito a lungo con Kyle sul perché non gli fosse mai venuta voglia di imparare. Come era possibile che uno come lui, così determinato a eccellere in tante cose, non fosse mai montato su una bici? Non sapeva dare una risposta precisa. Quando gli ho chiesto perché mi avesse tradita, almeno, ha riconosciuto che era stato per debolezza e stupidità. Lei si era fatta avanti e lui aveva ricambiato il bacio. Ci era stato malissimo dopo. Aveva anche pianto. Seduta accanto a lui sul mio letto a una piazza, sono rimasta impassibile per tutto il tempo della confessione. Reagivo facendo domande. Andavo dal “Ti dispiacerebbe ricominciare da capo?”, spingendolo a raccontare il suo adulterio come la trama di un romanzo, fino a chiedergli di non omettere neppure il minimo dettaglio, anche se mi faceva stare peggio. L’unico modo che conoscevo per elaborare tristezza e gelosia era la narrazione.
 

L’unico modo che conoscevo per elaborare tristezza e gelosia era la narrazione


Dopo la laurea avremmo dovuto trasferirci dall’altra parte del paese. Mi avevano presa per un programma di dottorato in Ohio e lui era così innamorato da volermi seguire. Quella settimana avremmo dovuto spedire al nuovo padrone di casa il contratto d’affitto firmato e il deposito cauzionale. Ho quindi chiesto a Kyle se quel bacio non fosse solo una mossa strategica per tirarsi fuori dalla nostra relazione prima di andare a vivere insieme. «No, no, no!» ha risposto lui scuotendo la testa, mentre prendeva le mie mani nelle sue. Ho voluto sapere fino a che punto si fossero spinti. «Abbiamo pomiciato e le ho messo le mani sui fianchi» ha risposto, guardando le nostre dita intrecciate invece che me. L’ho pregato di guardarmi negli occhi, sollevandogli il mento con un dito. Con il viso accartocciato in una smorfia ha cominciato a piangere. Gli ho chiesto come gli fosse venuto in mente di baciare un’altra. Era ubriaco. Era per il brivido. Il sesso tra noi era diventato una routine ormai. La nostra routine non era di certo una scoperta, io però non pensavo di baciare qualcun altro per rimediare. È stato allora che mi ha del tutto spiazzata: «Dal momento che ci stiamo confessando tutto, immagino di doverti dire che non so andare in bicicletta».

Le bici non erano venute fuori spesso nelle nostre conversazioni. Non credevo che stesse evitando l’argomento di proposito. Per me erano solo un mezzo di trasporto e, visto che Kyle aveva la macchina, non c’era motivo di andare in bici. Né di parlarne. Di colpo le biciclette divennero tutto ciò di cui volevo parlare. Kyle è cresciuto nei sobborghi fuori Eugene, Oregon. La sua città natale ha ricevuto lo status di Gold Level per le comunità bicycle-friendly dalla League of American Bicyclists, eppure lui non ha mai imparato ad andarci. I suoi genitori così perfetti, adorabili da metterti quasi a disagio, hanno lasciato che il figlio saltasse un importante rito di passaggio verso la libertà. Mi sono tornate in mente tutte le volte in cui gli avevo suggerito di scegliere una bici usata in cooperativa, per andare a farci una pedalata. Mi sembrava un buon modo per passare il tempo insieme senza spendere soldi. Si trattava di dare priorità e il giusto valore alla condivisione di un’esperienza più che a transazioni materiali come cene, cinema o serate al bar. «Preferisco spendere i soldi per te» rispondeva Kyle con dolcezza. Gli piaceva coprirmi di gesti d’affetto, invitarmi fuori a cena o a bere qualcosa. Era molto dolce. Avevo completamente dimenticato quanto mi piacesse andare in bici.
 

Nel momento in cui mi ha detto della bicicletta è probabile che gli abbia riso in faccia


Mentre diceva di avermi tradita, la faccia di Kyle non era molto diversa dal solito. Ai miei occhi era lo stesso di cui mi sono innamorata. Ma dopo aver confessato di non saper andare in bici, invece, mi è sembrato di incontrarlo per la prima volta. Più cercavo la persona che conoscevo nel suo viso rotondo e puerile, più mi rendevo conto che il mio ragazzo aveva proprio l’adorabile faccia da nerd di chi non sa andare in bicicletta. Quando mi ha raccontato dell’altra donna, ho detto che, anche se terribilmente delusa, non gli avrei urlato contro, non lo avrei insultato. Mi sono sentita una professoressa che lo rimproverava paziente per un comportamento scorretto. Ma nel momento in cui mi ha detto della bicicletta è probabile invece che gli abbia riso in faccia come un bullo delle medie. In camera mia, quel giorno, ho detto a Kyle che non l’avrei lasciato, senza spiegargli però che era perché, nel ventaglio dei possibili tradimenti, il bacio mi sembrava un’offesa minore e poi il suo senso di colpa, la sua contrizione, sembravano autentici.

Anche se non ho parlato a nessuno dell’infedeltà di Kyle, nelle settimane successive ho detto a una discreta manciata di amici che non sa andare in bicicletta. Forse una forma di sublimazione. Per quanto rimanevano impressionati, era un po’ come se avessi detto loro del tradimento, che in fondo era quello di cui volevo parlare davvero. Rimandavo da mesi una riparazione alla mia bici. Non l’avevo portata in cooperativa perché non volevo che i ciclisti più radicali mi giudicassero male solo per non saper sostituire una camera d’aria forata, un intervento banale. Invece avevo chiesto ai miei amici di darmi una mano e loro erano anche sembrati ben disposti, ma poi non gli ero stata dietro né per i pezzi di ricambio né per concordare dove e quando lavorarci insieme. Ho realizzato che tutto quello che sapevo sulle biciclette era come guidarne una. Guardandomi indietro, erano così tante le bici che avevo lasciato ad arrugginire sotto la pioggia o alla mercé dei ladruncoli del quartiere. Anche da adulta non ero meno sbadata. E forse non solo con la bici. Mentre io e Kyle parlavamo nella mia camera da letto, ho sentito di dovermi prendere una parte di colpa per il tradimento. Magari non avevo fatto nulla di così “sbagliato” da provocare quell’involontario cortocircuito di infedeltà, ma tra gli impegni per finire la tesi MFA, candidarmi al dottorato e cercare di portare a termine ciascuna delle attività sulla mia interminabile to-do list, potevo aver trascurato la persona che amavo di più.
 

Potremmo iniziare sull’erba, proprio come quando da piccola imparavo a guidare la mia prima bici


Alla fine con Kyle abbiamo raggiunto quello che mi pare un accordo equo: a parte non tradirmi mai più, la sua penitenza consisteva anche nell’imparare ad andare in bicicletta. Da allora è stato fedele come non mai, ma sulla parte pratica sta ancora glissando. «Non ho la bici» dice ogni volta che mi offro di dargli lezioni. Questo è vero. Allo stato attuale non ne possiede una, ma la mia, dopo che ho sostituito con successo la camera d’aria, è pronta per essere guidata. Non dovremmo far altro che regolare l’altezza del sellino. Sembrerebbe addirittura grosso sulla mia Schwinn Traveler blu vintage. Intendo far mantenere a Kyle la promessa, ma devo ammettere che ha valide ragioni per eluderla. Dopo esserci trasferiti in Ohio abbiamo scoperto che la città in cui viviamo è piena di discese ripide e strade di ciottoli friabili, condizioni pericolose anche per un ciclista esperto. Non lontano dal nostro appartamento, però, c’è una pista ciclabile piuttosto tranquilla che si snoda lungo un gorgogliante fiume verde tra le colline. O magari potremmo iniziare sull’erba, proprio come quando da piccola imparavo a guidare la mia prima bici.

 

Kay Keegan è una scrittrice americana. Ha scritto su Essay Daily e New Ohio ReviewQuesto racconto è stato pubblicato su Hobart Pulp il 21/03/2021 Bike Story  | Traduzione di Serena Bianchi

In copertina un fotogramma di Red Rocket (2021) diretto da Sean Baker. La foto nell’articolo è di Rick Obst ed è stata scattata a Eugene, Oregon 

 

 


Parte della serie Hobart Pulp

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