Umberto Boccioni
Reggio Calabria, 19 ottobre 1882 – Verona, 17 agosto 1916
Conseguito a Catania il diploma d’istituto tecnico, giovanissimo Umberto Boccioni apprende nello studio romano del Balla il pointillinisme (1898-1902) che dopo soggiorni d’arte tra Parigi e Pietroburgo subisce a Milano (1907) l’influenza del divisionismo (Autoritratto, 1908). L’incontro con Marinetti, l’amplesso con l’esploso Futurismo e quindi, con Balla, Severini e Ruffolo, la firma di Manifesti di pittura futurista si esprimono nella Città che sale (1910), spazio eletto alla modernolatria, alla restituzione su tela del movimento dell’industria e dalle «grandi folle agitate dal lavoro». Suggerito a Parigi dall’esperienza di Picasso e Braque, Boccioni approfondirà la ricerca della composizione della forma nello spazio attraverso il movimento, dell’espressione plastica degli «stati d’animo», nella pittura (Stati d’animo serie 1. Gli addii, 1911) come nella scultura cui sempre più si interessa e si dedica sul piano teorico (Pittura scultura futuriste, 1914) e pratico (Forme uniche della continuità nello spazio, 1913) anche con materiali anticonvenzionali. Ricredersi dall’ideologia bellicista marinettiana quand’è già partito, come Sironi e Sant'Elia, per la trincea, dove trova piuttosto noia e insetti che «il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno» non gli permette di sopravvivere ad una fatale caduta da cavallo.
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