Traiano
Italica, 18 settembre 53 – Selinus, 8 agosto 117
È nel governatore della Germania Superiore Marco Ulpio Traiano, d’eminente stirpe senatoria, che alla morte violenta di Domiziano (96) un Nerva deciso a non ripetere gli errori di Galba trova unite le doti amministrative e militari necessarie all’uomo destinato a riorganizzare e guidare l’Impero finiti i Flavi: così le misure prese per efficientare fisco e amministrazione, assicurare finanza e giustizia, sollecitare commerci e coltivazioni suscitano negli ordini equestre e senatorio l’entusiastica collaborazione che testimonia il Panegiricus di Plinio il Giovane; la risoluta e capillare opera di consolidamento della frontiera, così sul Danubio dove ordina la Dacia a provincia (106) come ad Oriente dov’è conquistata la Mesopotamia e, seppur per breve e irrevocato momento, imbrigliata la potenza partica, dà a Traiano le ultime guerre di conquista degli imperatori romani. «Felicior Augusto, melior Traiano» sarà l’augurio a tutti i successori: affidato ad Adriano il difficile compito di conservare l’«età dell’oro» che nel suo regno si vuole rinnovata, Traiano lascia più dei monumenti su cui domina la Colonna l’immagine d’un optimus princeps capace di suggerire alla cristianità medievale il dubbio leggendario d’una estrema ricezione della salvezza, cui seguendo San Tommaso Dante darà legittimazione letteraria nel canto XX del Paradiso.
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