Tazio Nuvolari

Castel d’Ario, 16 novembre 1892 – Mantova, 11 agosto 1953

Iniziato alle due ruote – a pedali e a motore – dallo zio Giuseppe, corridore affermato, fin da giovanissimo Tazio Nuvolari mostra l’inesauribile voglia di sfida, di sorpasso di sé che spiega i primi suoi successi (come gli ultimi): ovviamente autiere nella Grande Guerra, degli anni Venti farà il tempo d’un’ascesa inarrestabile nel motociclismo, per cui dal 1925 è osannato «campionissimo» – un Girardengo motorizzato – in sella alla Freccia celeste Bianchi 350. A malnati tentativi d’ingerirsi nelle quattro ruote porrà rimedio il 1930, quando trionfando alla Mille Miglia su Alfa Romeo 6C 1750, in epico duello con Achille Varzi, Nuvolari apre un decennio di vittorie che ottiene strepitose specie per la scuderia Ferrari (allora divisione sportiva del biscione) grazie all’eccezionale resistenza fisica ed all’estrema precisione d’una guida incendiaria che strappa all’ammirato D’Annunzio il simbolo della tartaruga e fa sorridere Palazzo Venezia al vedere il «mantovano volante» stracciare le superiori automobili tedesche al Nürburgring quando l’Asse ha da venire ancora (1935). Prostrato dalla guerra e dalla prematura perdita dei figli eppure ancora ostinatamente in pista, Nuvolari sarà dalle sconfitte alla Mille Miglia 1947 e 1948 – l’allagamento della Cisitalia 1100, la Ferrari 2000 letteralmente in pezzi – irrevocabilmente investito d’uno spazio privilegiato nell’immaginario collettivo dello sport.

 


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