Taiwan riprende a sparare

L'isola che non c'è e le sue oscillazioni in politica estera

Qualcuno direbbe “esistono isole che non esistono”, Taiwan, Formosa nel nome portoghese, è una di queste. La Repubblica di Cina che ha sede nell'isola non è riconosciuta dalla comunità internazionale insieme a quei 24 milioni, in maggioranza di etnia Han cinese, che la popolano. In effetti dalla fine della “teoria delle due Cine”, ossia da quando gli americani nei primi anni '70 decisero di riallacciare pubblicamente i rapporti con la Cina Popolare (quella continentale e comunista per intederci), i nazionalisti taiwanesi sono rimasti politicamente ostracizzati.

E di Cina ne è rimasta una soltanto, la superpotenza economica e leader globale che pone tutt'oggi una condizione sine qua non per intrattenere relazioni diplomatiche (e quindi economiche, culturali etc): il non riconoscimento della Repubblica di Cina di Taiwan. Questo ha portato ad un ovvio congelamento della questione sul riconoscimento legale dei taiwanesi che da parte loro cercano instancabilmente di ritagliarsi visibilità e credito davanti l'opinione pubblica mondiale. Anche su iniziativa di singoli cittadini, dalle manifestazioni al campus di Harvard al ciclista che fa la bandiera umana in giro per il mondo.
Quindi dopo la fine dell'appoggio diplomatico ufficiale americano (quello ufficioso e la dimensioni economiche e strategiche sono un'altra storia), la Repubblica di Cina ha dovuto ritagliarsi anche spazio di manovra in politica estera, nel suo contesto regionale e soprattutto nei confronti della Cina continentale. E non sempre con la distanza che si dovrebbe tenere con il “nemico”, come dimostra l'Han Kuang.
Lo scorso aprile le forze militari taiwanesi hanno effettuato l'annuale esercitazione generale, l'Han Kuang che coinvolge esercito, aviazione e marina della Repubblica di Cina. L'esercitazione è strutturata per mettere alla prova le forze armate dell'isola simulando lo scenario di un attacco da parte della Cina continentale, la principale minaccia per la sicurezza di Taiwan.

Ma come riporta l'Asian Times, quest'anno sono state reintrodotte le munizioni regolari al posto del sistema di amplificazione che intratteneva gli osservatori con registrazioni di spari ed esplosioni, l'esercitazione è infatti diventata più blanda negli ultimi anni fino al minimo del 2012 quando non è stato sparato neanche un colpo.
È infatti dal 2009 che, sotto l'amministrazione dell'attuale premier Ma Ying-jeou, le munizioni erano state abolite per sottolineare la svolta distensiva nelle relazioni con la Repubblica Popolare Cinese. Il presidente Ma ha saputo negli scorsi anni abbassare la tensione con l'acerrimo nemico, ad esempio dichiarando il suo partito, il Kuomintang, lo storico partito nazionalista del padre della Repubblica cinese Sun Yat-sen (cognato e mentore di Chiang kai-shek), favorevole ad una riunificazione con la RPC. Anche abolire le munizioni dall'esercitazione annuale dell'Han Kuang, è stato interpretato come un messaggio di distensione verso il continente. Mentre simultaneamente si sono allentati i legami con Washington, rimasto anche dopo la rottura diplomatica lo storico difensore dell'indipendenza dell'isola: iniziato negli anni '80 l'Han Kwang era stato infatti pensato in origine come esercizio per calcolare quanto le forze locali avrebbero resistito ad un'invasione prima dell'intervento statunitense.

Tuttavia secondo molti osservatori la ripresa dell'esercitazione tradizionale – utilizzate oltre 10.000 munizioni di varia tipologia – non è un'inversione di tendenza della politica estera di Ma Ying-jeou bensì di altre necessità interne. L'esercitazione è ritenuta importante per il coordinamento e il livello di preparazione delle forze armate taiwanesi, un moderno esercito professionale non può esimersi da esercitazioni effettive su larga scala. Mentre negli ultimi anni il prestigio delle forze della RDC è stato laciato scadere, per la soddisfazione degli osservatori continentali. Una mossa che rientra nella politica del Presidente Ma Ying-jeou che tuttavia ha avuto un contraccolpo sulla sua popolarità, vista l'importanza della Difesa nell'opinione pubblica taiwanese. La necessità di ripristinare la tradizionale procedura di esercitazione è utile al Presidente per schierarsi di nuovo dalla parte dell'orgoglio nazionale e riguadagnare consenso. Il collaudo sul campo in questi giorni dei nuovi lanciarazzi multipli Thunderbolt-2000 di produzione locale, e l'annuncio di una sua visita a sorpresa probabilmente negli ultimi giorni dell'Han Kuang, declinano bene le mosse di comunicazione pubblica del premier Ma che, rieletto nel 2012, ha ancora 3 anni del  secondo mandato davanti a sé.

Nonostante la tentazione al paragone con la “richiesta di attenzioni” nord-coreana, la ripresa dell'Han Kuang secondo i termini tradizionali non rientra nella logica della pressione. Sarà senza dubbio più interessante seguire le mosse in politica estera della Repubblica di Cina nel suo rapporto con la madrepatria, che potrebbe incrinarsi specialmente ora che si delinea un riavvicinamento delle posizioni taiwanesi verso il Giappone, a partire dal recente accordo sul bacino di pesca nelle disputatissime (tra RPC e Giappone) isole Senkaku / Diaoyu.
Oscillando tra i due giganti asiatici il Presidente Ma continua a difendere i suoi interessi nazionali, mentre nella lotta per il riconscimento dell'indipendenza taiwanese, al momento, continua a sparare a salve, con buona pace dei fuochi dell' Han Kuang.


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