Star Wars - La forza si risveglia

Torna sul grande schermo la più grande saga della storia del cinema, tra grandi entusiasmi e inutili polemiche

«There’s been an awakening. Have you felt it?». Un deserto che ricorda le dune di Tatooine, i cloni che scendono da un’astronave, uno squadrone di X-wing che taglia l’acqua di un lago. Nel novembre scorso usciva il primo teaser trailer di Star Wars – Il risveglio della forza e risvegliava in noi la passione mai spenta per la più gloriosa saga della storia del cinema. E ovviamente, insieme alla passione i timori, le paure di vedere rovinato qualcosa di grande che sentiamo nostro. C’erano gli appassionati, entusiasti di poter rivedere di nuovo l’universo di Guerre Stellari sul grande schermo, ma c’era anche chi non voleva vedere il trailer, chi criticava l’operazione a priori per il passaggio alla Disney, chi diceva che questo film sarebbe stato un disastro. E allora vorrei mettere un po’ d’ordine su tre punti principali, per i fan dalla lamentela facile e per i maniaci ossessivi che “l’elsa di quella spada laser non esiste!”.

A tutti quelli che: è un complotto della Disney, è un film inutile per fare soldi e vendere pupazzetti! Se è questo il problema, dovremmo tenere a mente che la saga di Guerre Stellari è stata la prima a basare il proprio lancio cinematografico sul merchandising, rivoluzionando il rapporto tra cinema e mercato dei giocattoli. La Disney, perciò, in questo senso non fa altro che portare avanti una tradizione di marketing iniziata dallo stesso Lucas. Dal punto di vista della storia, tutti gli appassionati onesti sanno che la saga di Star Wars era stata concepita fin dagli albori come un’ennealogia, una serie di nove pellicole che raccontassero la galassia immaginata da George Lucas. E anche su questo la nuova trilogia in programma non sarebbe una speculazione disneyana (mentre lo è chiaramente la serie di spin-off in programma per la serie Star Wars Anthology, primo di tutti Rouge One diretto da Gareth Edwards e previsto per dicembre 2016).

A tutti quelli che: ma non è scritto e diretto da George Lucas, è un tradimento e sarà sicuramente una schifezza! Intanto bisogna precisare che è Lucas ad aver scelto di vendere i diritti della saga alla Disney (quindi sarebbe lui l’autore del fantomatico “tradimento” di se stesso) e che la sceneggiatura è stata scritta, tra gli altri, da Lawrence Kasdan, regista de Il grande freddo e già sceneggiatore de L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi, tra i capitoli più amati dell’intera saga. Per quanto riguarda il lato registico invece, forse ci dimentichiamo che il nostro caro Lucas della prima trilogia ha diretto soltanto Una nuova speranza – il secondo capitolo era firmato da Irvin Kershner e il terzo da Richard Marquand –, mentre ha diretto tutti e tre gli episodi della seconda. E non serve citare le battute di Jar Jar Binks per ricordarci qual è stato il risultato, ma lo facciamo lo stesso: «Mi comincia giurno maxi okeyday, con buena pappa a colassione, poi bum! Maxi parura, e addosso a me Jedi, e pah! Mi aqui. Ah, mi maxi, maxi parura, mmmh!». Già…

A tutti quelli che: ma la regia è di quel bamboccione di J.J. Abrams (o Jar Jar Abrams, come molti si sono affrettati a soprannominarlo)! E allora dobbiamo ricordare che “quel bamboccione” di Abrams, già creatore di serie tv come Alias, Lost e Fringe, ha dimostrato con Mission: Impossible III e Star Trek la capacità di conciliare azione e emozione con la stessa vitalità e forza che resero grande la prima trilogia di Guerre Stellari (e la cui assenza dichiarò il fallimento di almeno due terzi della seconda). E chi non lo crede adatto a Star Wars guardi il lavoro di svecchiamento di Abrams sullo Stark Trek cinematografico, che era ormai ridotto a uno stanco fossile, un gioco intergalattico di pupazzi senza vita. Il regista newyorkese l’ha strappato via dalle noie diplomatiche (le stesse che soffocavano la seconda trilogia di Guerre Stellari) e dalla staticità dell’approccio originale, ha soffiato via la polvere e ha dato un nuovo corpo alla galassia trekkiana, un corpo moderno e dinamico ma sempre fedele alle idee di Roddenberry. Chi meglio di lui per farlo anche con Star Wars, per scrollarsi di dosso la minaccia fantasma della seconda trilogia? Seriamente non vi è bastato il teaser trailer con il Millennium Falcon che taglia le nuvole e sfreccia nel deserto? E poi, permettetemelo, Abrams è un regista di gran lunga più brillante di quanto George Lucas sia mai stato.

Al di là di tutti quelli che una cosa è certa, chi davvero si godrà il film sarà chi si siederà in sala da domani, 16 dicembre, senza inutili pregiudizi. Nonostante tutto, sono sicuro che la maggior parte degli spettatori, anche i più critici, avrà un tuffo al cuore al comparire dei titoli gialli su sfondo stellare, si emozionerà nel vedere di nuovo Luke e Leila, Han Solo e Chewbacca. E noi – noi che parliamo come Yoda, che impugniamo qualunque oggetto a portata di mano e simuliamo malamente con la voce il suono della spada laser, noi che dopo la doccia abbassiamo il cappuccio dell’accappatoio sopra gli occhi per sentirci un po’ più Jedi o un po’ più Sith – non rimarremo delusi. La forza scorre potente in noi a ogni nota della colonna sonora di John Williams, a ogni Millennium Falcon, a ogni X-wing e tuta arancione che appaiono sullo schermo, e continuerà a farlo, che il film ci piaccia o no. Ma nel dubbio, miei giovani padawan, mi trovate domani alle 11.30 del mattino al primo spettacolo di Star Wars – Il risveglio della forza. May the force be with you.


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