Stanley Kubrick

New York, 26 luglio 1928 – Childwickbury Manor, 7 marzo 1999

È la fotografia il primo amore di un giovanissimo Stanley Kubrick che al lavoro per la rivista Look accompagna la realizzazione di alcuni cortometraggi di taglio documentaristico da cui riceve conferma delle sue potenzialità e quindi una spinta al cinema a tempo pieno; così dopo il successo di critica The Killing (1956) Kubrick troverà in Kirk Douglas il sostegno prima di quel Paths of Glory (1957) che denunciando il crudele carrierismo di certi militari impone definitivamente il regista sull’orizzonte del cinema, e poi uno Spartacus (1960) che rivela l’eccezionale capacità di Kubrick di trattare in modo originale i generi più diversi: dalla commedia nera di Lolita (1962) alla graffiante satira politica di Dr. Strangelove (1963), dalla fantascienza di 2001: A Space Odissey (1968) all’eclettismo di A Clockwork Orange (1971), fino alla storia (Barry Lyndon, 1975), all’horror (The Shining, 1980), di nuovo alla guerra (Full Metal Jacket, 1987) e infine al dramma psicologico (Eyes Wide Shut, 1999). Nel suo cinema l’integrazione tra la colonna sonora e il ricercato sistema d’inquadrature raggiunge inarrivabili vette estetiche e comunicative che danno modo allo spettatore di valutare liberamente il confronto tra prospettive etiche che vi è spesso rappresentato, con la consacrante capacità di fare delle sue ultime undici pellicole altrettanti crocevia dell’immaginario collettivo del secondo Novecento.

 


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