Santorre di Santarosa
Savigliano, 18 novembre 1783 – Sfacteria, 8 maggio 1825
Giovanissimo avviato alle armi dal padre, alto ufficiale sardo impegnato contro l’invasore francese (1796), a diciott’anni Santorre Annibale Derossi scopre nella politica la passione maggiore che, con tratto tipico ancora dei Lumi italiani, l’induce ad accettare lo status quo – ora francese e imperiale – per promuovere il cambiamento quale sindaco di Savigliano (1808) e sottoprefetto alla Spezia (1812): maturano così gli ideali liberali che, Restaurati i Savoia a Torino, lo chiameranno da sotto l’armi a maneggi carbonari per dare all’Italia, che manu militari deve liberare il monarca, una Costituzione esemplata su Cadice. È quindi un ossimorico insurrezionalista moderato il Santarosa che col Pronunciamento costituzionale del manzoniano Marzo 1821 solleva le guarnigioni piemontesi e, ministro della guerra del governo provvisorio, chiama Carlo Alberto a responsabilità che Re Tentenna, subito strappato dal durissimo Carlo Felice alla Reggenza tenuta per l’abdicato Vittorio Emanuele, lascerà cadere. Scacciato dalla repressione in Ginevra e quindi a Parigi, dove ospite di Victor Cousin stampa De la révolution piémontaise, constaterà tra Londra e Nottingham, con Foscolo e Berchet, l’infrangersi dei sogni d’indipendenza d’una generazione d’italiani: riscatto personale, e riposo dalla tormentata memoria dei figli abbandonati, cercherà nella Grecia in lotta contro l’oppressore turco, e troverà morte oscura a Sfacteria.
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