Quando il virus passerà

Fake news, sciacallaggio, istruzione e sanità: le cose da non dimenticare quando il Covid-19 avrà fatto il suo corso

Nella settimana del primo focolaio italiano di Covid-19 (21 febbraio: 15 casi in Lombardia e 2 a Vo’ Euganeo, in Veneto) ho partecipato a un funerale: chiesa e sagrato erano gremiti per dare l’ultimo saluto a una persona molto amata dalle nostre parti. Sette giorni dopo, quando mi è toccato in sorte un secondo funerale, l’Italia era già cambiata: la cerimonia, riservata soltanto a noi familiari, non è stata altro che una funzione di dieci minuti all’aperto, direttamente in cimitero. Nessuna delle due morti ha relazione con il Covid-19, ma nel giro di una settimana ho visto con i miei occhi i prodromi di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.

La data fatidica è sabato 7 marzo 2020, quando su alcuni quotidiani on-line appare il pdf di un decreto a firma di Giuseppe Conte. Il testo è allarmante: chiusura totale dell’intera Lombardia e di 14 province del centro-nord, con effetto pressoché immediato («8 marzo», dunque di lì a poche ore). Solo alle 3 tre di notte il premier appare in tv parlando di «bozza» vergognosamente pubblicata dai giornali (ma nessuno gli ha fatto notare l’altrettanto vergognosa fuga di notizie da Palazzo Chigi): nel frattempo una massa notevole di disperati si è già riversata alla stazione di Milano Porta Garibaldi (il video l’abbiamo visto tutti) per l’ultima Freccia diretta verso il Sud. La situazione è decisamente migliore a Milano Centrale, ma nel tardo pomeriggio inizia a diffondersi a macchia d’olio una foto in cui la stazione appare presa d’assalto. Peccato che la foto risalga al 22 dicembre 2017: la ritroviamo sul sito di Repubblica con la ben più rassicurante chiosa «Assalto alla stazione Centrale: treni pieni per le vacanze di Natale». Il post è quindi un falso, creato ad arte per suscitare panico e confusione.

Questa è solo una delle decine di bufale che stanno circolando da settimane: l’epidemia di Coronavirus passerà alla storia, oltre che per il numero terribile di vittime, anche per l’esorbitante sequenza di falsità che stanno inquinando i social. Alcuni siti si sono presi la briga di elencarle una ad una, opponendovi la verità dei fatti: chi gradisce queste letture può trovare pane per i suoi denti su Open, Butac e Bufale.net. In questa sede mi limiterò a citare due meravigliose balle che hanno come protagonista positivo Vladimir Putin: il premier russo (che nel frattempo ha ottenuto dalla Duma la cancellazione dei vincoli di mandato e dunque si potrà candidare fino al 2036) avrebbe sguinzagliato 500 leoni per costringere tutti in casa, nonché dichiarato al suo popolo «Avete due scelte: 15 giorni di quarantena o 5 anni di galera». Tutto falso, naturalmente, ma quanti in questi giorni hanno pensato “ci vorrebbe un premier così anche in Italia”? E ogni qual volta queste notizie vengono smentite, la reazione è sempre la stessa: “comunque poteva essere”. Così il falso diventa verosimile; da qui alla riconversione in ‘vero’, soprattutto a distanza di tempo, il passo è breve.
 

Il rapporto dell'EEAS rinvia una raccolta di notizie false o pesantamente manipolate in chiave filorussa, aggiornata in tempo reale: l’impressione è quella di una guerra psicologica ai danni dei cittadini europei


Questa operazione simpatia (ricordiamo che gli aiuti inviati da Mosca recano il motto Dalla Russia con amore, come in un famoso film) va di pari passo con il diffondersi di notizie allarmanti: secondo un rapporto del Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS), ripreso per la prima volta dal Financial Times, in queste settimane sarebbe in corso una campagna di disinformazione orchestrata dai media vicini a Putin allo scopo di provocare panico fra la popolazione europea e diffondere l’idea che il virus sarebbe un prodotto di laboratorio, creato quasi certamente da settori dell’intelligence occidentale (americana in particolare). Il rapporto rinvia a un link dettagliatissimo con una raccolta  di notizie false o pesantamente manipolate in chiave filorussa, aggiornata in tempo reale: l’impressione è quella di una guerra psicologica ai danni dei cittadini europei. Fra i siti internet in elenco troviamo una vecchia conoscenza: Sputnik, agenzia di stampa nonché emittente radiotelevisiva con sede a Mosca e succursali a Washington, Londra, Edimburgo, Pechino e Il Cairo. Posseduta al 100% dal governo russo, opera in tutto il mondo e pubblica le sue notizie in 15 lingue, italiano compreso; in passato, fra le altre cose, ha sostenuto la teoria delle scie chimiche spruzzate dalla NASA sui cittadini di tutto il pianeta al fine di manipolare il clima a fini militari e geopolitici.

La disinformazione non è certo una novità dei tempi di internet: qualunque regime, da sempre, ha bisogno di legittimarsi manipolando la realtà, ma oggi i mezzi sono più invasivi e personalizzati. Il messaggio è studiato ad hoc, sulla base di specifiche profilazioni psicologiche ricavabili dall’analisi del nostro traffico in rete. Siamo arrivati al punto che possiamo smettere di cercare notizie: sono loro a raggiungerci, mentre navighiamo sui social, consultiamo siti di apparente intrattenimento o, più semplicemente, scriviamo messaggi su Whatsapp, divenuto ormai la vera frontiera del terrorismo mediatico. Proprio su Whatsapp, in data mercoledì 25 marzo, si è diffuso il famoso video di Tg3 Leonardo (risalente al 2015) nel quale si parlava di un supervirus fabbricato nei laboratori cinesi e derivato dal pipistrello. Ovvia la deduzione: l’attuale Covid-19 sarebbe una creazione artificiale del governo di Pechino (ma non era stato realizzato dagli USA? Vabbè, è uguale). Prontamente ribattuto sulle pagine dei soliti Salvini e Meloni («INCREDIBILE!!! PAZZESCO!»), con annessa richiesta di interrogazione parlamentare a Conte e Di Maio, il video ha generato panico in tutto il pianeta. Ci sono voluti due giorni per placare la paura e per spiegare che quel video nulla c’entra con il nostro Covid-19, senza contare che per conoscere il comportamento di un virus occorre studiarlo in laboratorio, ma ormai il danno è fatto. Nella mente di milioni di persone in tutto il mondo si è instillato il sospetto, che per i complottisti è l’anticamera della verità.
 

L’informazione tradizionale, ancora impreparata alla guerra contro le fake news, ha smesso di dettare la tabella di marcia: il dibattito ormai è stabilito dai contraffattori e i giornali sono costretti a inseguire


L’informazione tradizionale, ancora impreparata a questa guerra (perché tale è, non giriamoci attorno), viaggia a velocità da lumaca, ma la cosa peggiore è che ha smesso di dettare la tabella di marcia. Il dibattito ormai è stabilito dai contraffattori e i giornali sono costretti a inseguire. Dal New York Times allo Spiegel, sono sempre più numerose le redazioni che assumono personale dedicato esclusivamente al controllo delle fonti. Agire in solitaria però non paga: occorre un coordinamento globale per fissare protocolli e parametri più stringenti. Purtroppo gran parte dei giornali italiani, compresi i più autorevoli, non ha ancora scelto da che parte stare. Perché non si può predicare ogni giorno contro i bufalari e allo stesso tempo proporre, in calce ai propri contenuti ufficiali, vari link ad articoli medici clamorosamente falsi (dal limone che cura qualunque cosa alle banane che sarebbero «come un lavaggio a pressione per l’intestino»), trincerandosi sotto l’ipocrita dicitura “Contenuto sponsorizzato”. Né è tollerabile che, nonostante le innumerevoli denunce a suo carico, Adriano Panzironi e il suo network Life 120 continuino ad andare in onda impunemente, diffondendo pseudoterapie senza alcun fondamento scientifico. Per quale motivo questo criminale (un finto medico, in realtà giornalista sospeso dall'Ordine) prosegue con le sue trasmissioni, mentre negli ospedali le persone muoiono come mosche? A che serve un carrozzone di nomina politica come l’Agcom se poi i suoi provvedimenti vengono bellamente ignorati? E ora che i bambini sono a casa da scuola e possono vedere un guru che diffonde cialtronerie, perché non interviene il Moige, il simpatico Movimento Italiano Genitori che da anni denuncia le trasmissioni in cui scappa la parola ‘culo’? Forse perché continua a eruttare idiozie sulla necessità di fermare la «coercizione vaccinale», chi lo sa.


Eppure, nonostante tutto questo, l’Italia resta in piedi. Flagellata dal virus, martoriata dalla politica, incarognita dai mezzi di comunicazione, la nazione sta dando prova di un senso civico esemplare. I suoi anticorpi sono tanti, a partire dagli operatori del servizio sanitario nazionale, che da settimane lavorano senza sosta in condizioni disperate, con dignità e abnegazione straordinarie. Ma a renderci orgogliosi non è solo la prima linea del fronte: postini, farmacisti, panettieri, operai di aziende strategiche e tutti quei lavoratori impegnati in attività che non possono chiudere (alimentari e supermercati in primis) stanno dimostrando una forza morale ammirevole. E poi ci sono gli insegnanti, che meritano un discorso a parte: se l’Italia continua a marciare, lo dobbiamo anche al commovente operato di questi educatori silenziosi che cercano in tutti i modi di trasmettere ai ragazzi la sensazione di una quotidianità il più possibile ‘normale’, laddove un’intera generazione di nonni viene falcidiata senza pietà. Molti vengono spediti nel crematorio della mia Cervignano del Friuli, che da settimane lavora anche per Bergamo, la provincia più colpita da questa disgrazia: ad accogliere le bare c’è anche il nostro sindaco, che mi sento di ringraziare pubblicamente. Sarà forse per questo che qui nessuno canta al balcone.
 

Se l’Italia continua a marciare, lo dobbiamo anche al commovente operato degli insegnanti, educatori silenziosi che cercano in tutti i modi di trasmettere ai ragazzi la sensazione di una quotidianità il più possibile ‘normale’


Sanità e scuola, dunque: ancora una volta, i settori che tengono in piedi il Paese sono gli stessi che hanno subito maggiormente l’arroganza della politica. Perché i ringraziamenti e le lodi roboanti valgono meno di zero se poi in corsia continua a mancare personale e il concorso per l’assunzione di nuovi insegnanti viene fermato a ogni cambio di vento. E mentre siamo qui a immaginare il futuro di un’economia in recessione e a esaurire le cartucce delle nostre stampanti per le continue modifiche al modulo dell’autocertificazione, ben tre dicasteri continuano a occuparsi di catafalchi impresentabili come Alitalia, scandalosa mangiatoia pubblica tenuta in vita nell’assurda illusione di un mercato che non esiste più da quasi vent’anni (pregasi leggere Dario Ballotta sul Fatto Quotidiano). Quando il virus passerà, quando torneremo a uscire, quando torneremo a discutere di politica e corretta informazione, ricordiamoci di tutto questo.


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