Primo Levi

Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987

Scontando le difficoltà che gl’impongono le recenti leggi razziali (1938) l’ebreo Primo Levi si laurea in chimica nel 1942 e quando dopo l’8 settembre è catturato partigiano sul Col de Joux vorrà dichiararsi ebreo: da Fossoli dov’è subito internato sarà nei vagoni piombati ad Auschwitz III, Buna-Monowitz, per dieci mesi di lager. Nel 1947 l’ateo Levi vorrà sfidarli, scrivendo con foga eppure con drammatico distacco Se questo è un uomo, che è pubblicato solo dieci anni più tardi da Einaudi ma si porrà ai vertici della letteratura memorialistica sulla Shoah. Aggiunta La tregua (1963) alla memoria per raccontare il lungo viaggio di ritorno dopo la liberazione, una volta pensionato Levi vorrà calare nelle lettere la professione di chimico che in lager l’aveva salvato dando alla luce Il sistema periodico (1975) e La chiave a stella (1978), per tornare a un’ultima profonda riflessione sull’umanità di Auschwitz con I sommersi e salvati (1986) e così interrogarsi coraggiosamente sulla zona grigia ove vivacchia chi è insieme vittima e carnefice, il fiancheggiatore. Alla morte di Levi, dietro alla fatale caduta per la tromba delle scale della sua casa torinese, alcuni hanno suggerito un gesto suicida che pure non è del tutto credibile.

 

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