Pillola rossa
Le rivelazioni del governo americano sul programma di spionaggio Prism
«Che cos'è Matrix? È Controllo. Matrix è un mondo virtuale elaborato al computer, creato per tenerci sotto controllo, al fine di convertire l'essere umano in questa».
Se Morpheus mostrava una pila nel blockbuster cult dei fratelli Wachowski, oggi ad un cittadino statunitense, inglese e probabilmente italiano, mostrerebbe un'altra cosa: il suo profilo facebook, che per dirla alla Morpheus non è altro che “l'immagine residua di sé, la proiezione mentale del suo io digitale”. In questi giorni le recenti rivelazioni sull'operato dell'agenzia statunitense National Security Agency, riguardo al monitoraggio e alla raccolta di informazioni personali, ci hanno fatto piombare nella tana del bianconiglio. Pillola rossa.
Secondo quanto ha rivelato il Washington Post, la supersegreta agenzia, scherzosamente chiamata No Such Agency, avrebbe accesso ai dati raccolti dai più grandi fornitori di servizi in rete come Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, YouTube, Apple. Tutti i dati che normalmente sono esigibili tramite un ordine giudiziario, sarebbero a disposizione dell'intelligence americana con un semplice programma, una “backdoor” privilegiata per passare ai raggi x le tracce digitali di quel particolare “sospetto” terrorista o di un “sospetto” cittadino qualunque. La storia delle nostre ricerche personali sul web, le nostre preferenze di consumo, i nostri acquisti tramite carta di credito, le nostre conversazioni via email, le nostre attività sui social network, perfino le nostre telefonate. Sì, perché le rivelazioni su quello che ormai è stato battezzato, secondo una fiera tradizione americana, Datagate, parlano anche dei metadati telefonici, ossia non l'audio delle conversazioni ma i numeri, gli orari, la durata, la geolocalizzazione. Per un agente FBI, tutti dati accessibili e incrociabili, da sfogliare comodamente sul suo laptop, tramite Prism.
Che cos'è Prism? “È controllo”. Prism è il software realizzato dalla NSA che permetterebbe questo accesso ai dati sensibili degli utenti stranieri e non, estratti dal flusso di dati che transitano nei server sul territorio americano, operazione che anche negli Stati Uniti è illegale quando non richiesta ai provider tramite uno specifico iter giudiziario, caso per caso. La versione ufficiale, nelle parole del direttore dell'NSA James R. Clapper Jr., descrive il software come “not an undisclosed collection or data mining program”, mentre si tratterebbe di un'infrastruttura telematica per facilitare la raccolta di dati relativi a cittadini stranieri (“foreign intelligence”) nelle operazioni di lotta alle cellule terroristiche, raccolta autorizzata dal Congresso, che tra l'altro era informato del programma già dal 2009. In questi giorni negli States, il punto cruciale del dibattito è se l'operato dell'agenzia riguardi cittadini americani su suolo americano, cosa vietata dalla costituzione, mentre non desta scalpore che i diritti degli stranieri soccombano davanti alle esigenze di sicurezza nazionale. La reazione prevedibile dell'opinione pubblica si è trasformata in violente accuse e grida di scandalo verso l'amministrazione Obama che ha realizzato il Grande Fratello a stelle e strisce sulle ceneri, tra l'altro, di un progetto di sorveglianza dell'amministrazione Bush iniziato nel 2007. Allo stesso tempo però lo spauracchio del terrorismo (con tutto il rispetto per le vittime americane e non) ha innescato anche un altro tipo di reazione, ossia la difesa dell'attività di spionaggio del governo.
Dai commenti sui siti web dei giornali, a pareri più autorevoli, come quello di John Arquilla che ha scritto in defense of Prism su Foreign Policy, molti sembrano vedere come tollerabile e anzi necessario, il fitto vaglio delle agenzie governative su ogni aspetto, personale e perfino intimo, della vita digitale anche dei cittadini americani. In una perversa sindrome di Stoccolma, il suddito che difende il leviatano. Cypher che in Matrix vende i propri compagni umani alle macchine per la tranquillità di un'esistenza pacifica dentro il sistema di controllo. Ancora e soprattutto, Winston Smith, il protagonista del romanzo 1984, che finalmente tra lacrime di gin, capisce di amare il Grande Fratello.
Forse dovrebbe essere così. Perché in fondo i cittadini statunitensi dovrebbero opporsi al ferreo monitoraggio digitale quando è il metodo più efficace per combattere il terrorismo? Certo bisogna anche mettere in conto che per una lotta efficiente, visto il carattere internazionale, si permetta anche la condivisione delle informazioni con gli alleati. Non è un caso che il quotidiano britannico The Guardian ha rivelato che anche l'intelligence di sua Maestà aveva a disposizione i dati ottenuti tramite Prism. E anche in Gran Bretagna reazioni simili, una difesa benpensante dell'operato del governo sintetizzata dal capo del Foreign Office, William Hague: «Se sei un cittadino rispettoso delle leggi di questo paese che si preoccupa della propria vita privata e lavorativa non hai niente da temere dallo stato inglese o dalle agenzie di intelligence che ascoltano il contenuto delle tue telefonate o qualunque cosa simile». Ovvero: il cittadino britannico onesto non deve aver paura (ma sarà controllato comunque). Qualcosa di non gradito invece, ad un altro tipo di pensiero anglosassone che ha come perno il nodo delicato tra difesa della privacy e libertà di stampa. D'altronde non è un caso che il giornalista della BBC riportando le dichiarazioni di Hague, sottolinei in apertura come il Ministro abbia rifiutato di confermare o smentire l'accusa che il GCHQ, la CIA britannica, abbia avuto accesso al software Prism fin dal 2010.
Non è chiaro che tipo di ripercussioni avrà il Datagate, specie per la credibilità interna dell'amministrazione Obama. Non è ancora chiaro fino a che punto verranno verificate le indiscrezioni, infatti le principali compagnie IT continuano strenuamente a negare che il governo abbia un qualche tipo di accesso privilegiato (e illegale) ai loro server e anzi difendono il trattamento dei dati personali che riservano ai loro utenti. Per gettare acqua sul fuoco, l'amministrazione negli scorsi giorni ha ammesso l'esistenza del software, sottolineato come il sistema monitori esclusivamente cittadini stranieri al di fuori del territorio nazionale e ribadito la totale acquiescenza del Congresso. Tuttavia il Presidente Obama ha dovuto difendere l'operato del governo specie sull'argomento sensibile dei metadata delle comunicazioni telefoniche, nelle conferenza stampa di venerdì scorso, un rassicurante “nobody is listening to your telephone calls” accompagnato da un più pratico “you can’t have 100% security and also then have 100% privacy and zero inconvenience”.
Forse la soluzione migliore per ogni cittadino che abbia a cuore la propria privacy (a proposito termine insegnatoci dagli anglosassoni) è mantenere un profilo irreprensibile e sperare che l'abuso di potere dell'autorità non colpisca proprio lui, sperduto “sospetto” cittadino nell'oceano delle intercettazioni. Ci sarebbe anche l'altra soluzione, più drastica e immediata, ossia staccare la spina, separarsi dolorosamente dalla necessità di vivere in rete e rinunciare ai suoi vantaggi. Sarebbe appunto, perché purtroppo non è più possibile. Prism o non Prism, nasciamo, viviamo e moriamo collegati nell'immenso sistema digitale. E non c'è nessuno che ci offra una pillola azzurra.
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