Pietro Aretino

Arezzo, 20 aprile 1492 – Venezia, 21 ottobre 1556

Figlio d’un calzolaio aretino, Pietro Aretino è presto a poetare e dipingere a Perugia, donde passa, protetto dal Medici futuro Clemente VII, nella Roma di Leone X, che morto lui si scandalizza delle pasquinate contro i prelati che proprio l’Aretino compone. Precursore del moderno giornalismo ricattatore, è per la lingua volgare e maledica che il libellista aretino fugge i rischi romani e cerca prima la compagnia dell’amico Giovanni delle Bande Nere, poi gli agi e la libertà che a Venezia saranno pilastri d’un culto tutto inteso a godere con gli amici, fra cui è Tiziano, dei beni del mondo; fine ultimo cui subordina e l’attività letteraria (antipetrarchista per istinto più che per consapevolezza estetica) e le prebende che principi e imperatori gli offrono per non incorrere negli strali di una penna ambiziosa e mordace che del suo tempo è flagello grossolano ma temutissimo. Letto assai in vita, da morto la Controriforma lo vorrà scacciare dalle tipografie, contro i pornografici Ragionamenti ma a scapito della vita delle Lettere e dei tocchi arguti delle Commedie.

 

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