Paolo Uccello
Firenze, 15 giugno 1397 – Ivi, 10 dicembre 1475
Al gusto del gotico internazionale cui lo educa il suo maestro Starnina, a Firenze, in Paolo Doni si sovrappone l’influenza fortissima del rigore prospettico e della potenza plastica delle opere di Masaccio e Brunelleschi, artisti suoi contemporanei entro la prima generazione del Quattrocento fiorentino. Attivo a Venezia, Bologna, Prato, Padova e Urbino, a Firenze Paolo Uccello lavora molto nel duomo, dove realizza il monumento equestre affrescato di Giovanni Acuto (1436) e nei cartoni per le vetrate della cupola esprime una personale rielaborazione della nuova prospettiva descrittiva e del vigoroso plasticismo di Masaccio, segnale dell’interesse duraturo che il pittore ha per i problemi della prospettiva come metodo di rappresentazione: nei tre episodi della Battaglia di San Romano egli sperimenta una visione prospettica non unitaria ma frammentaria, ove ogni elemento ha un suo speciale problema prospettico, non subordinato all’insieme, che l’autore risolve singolarmente; l’accostamento di toni luminosi rossi e verdi a campiture profonde di neri e grigi, risultando in zone a intarsio definite da linee nette, trasfigura volentieri il dato naturale in chiave irreale e fiabesca, ma soprattutto richiama la capacità di Paolo Uccello di addivenire talora ad una sintesi prospettica della forma e del colore che non ha allora diretti seguaci, ma prepara l’arte altissima di Piero della Francesca.
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