Oscar Night(mare)
La biblica arca New Age di Ang Lee e i rimpianti di Haneke
Cinque nomination, alla vigilia, sembravano fin troppe per il film di un regista alla cui ultima pellicola, il meraviglioso Il nastro bianco, l’Academy aveva preferito l’argentino Campanella per il suo pur notevole Il segreto dei suoi occhi, sottraendogli senza vergogna persino il premio alla fotografia, regalato ad Avatar.
Eppure, dopo la premiazione, in un acceso dibattito su quanto e se il vincitore Ang Lee meritasse il premio alla regia più di Spielberg (il cui ultimo film, ricordiamolo, aveva come protagonista un cavallo in trincea) – se non addirittura di Tarantino, i cui fan vorrebbero ormai un Oscar ad ogni film, dimentichi delle sparatorie a tempo di rap di Django – , il meritato e agognato Oscar al miglior film straniero per Michael Haneke suona quasi come una beffa. Come a quindici anni dal primo Funny Games ad Hollywood non fosse ancora stata riconosciuta l’arte che il regista austriaco – due Palme d’Oro consecutive – fa del suo cinema era incomprensibile; che si premi al suo posto, senza poi considerare il ben più notevole Re della Terra Selvaggia, il posticcio New Age per tutti i palati a colpi del taiwanese Lee – il cui bar(a)c(c)one ambulante di tigri, scimmie e zebre fa invidia a Noè – è l’ennesimo affronto di un sistema cinema gretto come quello statunitense.
Ad apertura della serata Seth MacFarlane, il creatore de I Griffin chiamato a condurre la serata, non fa in tempo a dare l’avvio alla cerimonia – con un duetto con William Shatner nei panni del Capitano Kirk – che già l’accoppiata Waltz-Tarantino colpisce di nuovo il bersaglio. La memorabile interpretazione del Dottor King Schultz vale all’attore austriaco il secondo Oscar per il miglior attore non protagonista dopo Bastardi senza gloria, che ritira emozionato come fosse la prima volta, conscio che forse una buona metà andrebbe concessa al Calvin Candle di Di Caprio, neanche nominato.
E mentre Daniel Day-Lewis dovrà comprarsi un altro scaffale, per riporvi il terzo Oscar al miglior attore protagonista – Il mio piede sinistro e Il petroliere i precedenti – guadagnato per la sua incredibile bravura nel calarsi nei panni di Lincoln, Jennifer Lawrence inciampa nel vestito mentre ritira l’unico premio (Oscar alla miglior attrice protagonista, che l’85enne Emmannuelle Riva e la straordinaria Quvenzhané Wallis, 9 anni, avrebbero di gran lunga meritato) per Il lato positivo – Silver Linings Playbook di David O. Russell, sopravvalutato in nomination con 8 candidature. Anne Hathaway invece, passa alla cassa a ritirare la statuetta per la migliore non protagonista per la sua interpretazione ne Les Misérables, rimesso in scena sul palco con un emozionante medley direttamente dalle musiche al fianco di Jackman, Crowe, Eddie Redmayne e Amanda Seyfried.
Lo spettacolo, tra una battuta su Mel Gibson e una sulla schiavitù – indimenticabile quella su Daniel Day-Lewis che, nella parte di Lincoln anche prima del ciak, avrebbe tentato di liberare Don Cheadle – va in onda sul filo di un contenuto politically incorrect, anche se non mancheranno le ridicole critiche, mentre aumenta il numero dei delusi.
Tim Burton, rifatto il suo Frankenweenie, si vede sottrarre l’Oscar al miglior film d’animazione da Ribelle – The Brave di Brenda Chapman e Mark Andrews, che ritira la statuetta in kilt; Kathryn Bigelow, dopo averne fatto incetta con The Hurt Locker, conquista solo Oscar tecnici per Zero Dark Thirty così come sono poche le soddisfazioni per Spielberg e Hooper (5 Oscar su 20 candidature totali per i loro Lincoln e Les Misérables). A vuoto perfino le nomination per le straordinarie interpretazioni di Philip Seymour Hoffmann e Joaquin Phoenix in The Master.
Ad addolcire la pillola, nei cinquant’anni dalla nascita cinematografica di James Bond, c’è un duetto a distanza tra la straordinaria potenza di Shirley Bassey, che 76enne è ancora capace di far tremare le pareti del Dolby Theatre con una splendida interpretazione della sua Goldfinger, meritandosi una standing ovation, e Adele che intona Skyfall, meritata miglior canzone.
Il discutibile Oscar alla fotografia va invece a Claudio Miranda per Vita di Pi, che senza gli effetti digitali, giustamente premiati, sarebbe probabilmente stato due ore di green screen, a scapito di un Robert Richardson che stavolta (a differenza di quello per Hugo Cabret) l’avrebbe meritato per il lavoro su Django di Quentin Tarantino che si porta a casa, senza storie, la statuetta per la sceneggiatura originale («Se le persone ricorderanno i miei film sarà per i personaggi che ho creato. […] Ma ho una sola possibilità per trovare le persone giuste per far diventare quei personaggi vivi, sperando che lo restino per molto tempo. E, ragazzi, questa volta le ho trovate»), mentre per la sceneggiatura non originale Chris Terrio la stringe commosso per il testo di Argo.
E alla fine non disturba vedere sul gradino più alto del podio, sotto la scritta Miglior Film, l’onesto Affleck tremare emozionato («Non importa quanto vieni buttato giù nella vita, perché succederà. Tutto ciò che conta è che devi rialzarti», probabilmente a pagina cinque del libro delle frasi di rito) ricevendo l’ambita statuetta con Grant Heslov e George Clooney – a quindici anni da quella ricevuta per la sceneggiatura di Will Hunting – Genio ribelle – , tanto è assurda la decisione e incolmabile il divario con Amour. Dispiace, perché il coraggio di inserire nella rosa di dieci titoli un film non solo straniero ma anche molto lontano dai canoni e dagli ambienti di Hollywood – nei quali il francese The Artist si muoveva – faceva ben sperare.
Invece, mentre Jack Nicholson gigioneggia presentando i candidati al miglior film, l’incredibile intervento della first lady Michelle Obama dalla Casa Bianca, che apre la seconda legislatura del marito ringraziando il cinema per far sognare e lottare ancora gli americani, annuncia come miglior film Argo, preferendo al troppo giovane Zeitlin e al troppo austriaco Haneke un istantaneo classico di genere.
I vincitori del Premio Oscar 2013
Miglior film: Argo di Ben Affleck
Miglior regista: Ang Lee per Vita di Pi
Miglior attore protagonista: Daniel Day-Lewis per Lincoln
Migliore attore non protagonista: Christoph Waltz per Django Unchained
Migliore attrice protagonista: Jennifer Lawrence per Il lato positivo
Migliore attrice non protagonista: Anne Hathaway per Les Misèrables
Miglior fotografia: Claudio Miranda (Vita di Pi)
Migliore sceneggiatura originale: Quentin Tarantino per Django Unchained
Migliore sceneggiatura non originale: Chris Terrio per Argo
Miglior film straniero: Amour (Austria)
Miglior film d'animazione: Ribelle - The Brave di Mark Andrews e Brenda Chapman
Migliori effetti speciali: Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik-Jan De Boer e Donald R. Elliott (Vita di Pi)
Migliori costumi: Jacqueline Durran (Anna Karenina)
Miglior scenografia: Rick Carter e Jim Erickson (Lincoln)
Miglior montaggio: William Goldenberg (Argo)
Miglior sonoro: Andy Nelson, Mark Paterson e Simon Hayes (Les Misérables)
Miglior montaggio sonoro: Per Hallberg e Karen Baker Landers (Skyfall) e Paul N.J. Ottosson (Zero Dark Thirty)
Migliori trucco e acconciatura: Lisa Westcott e Julie Dartnell (Les Misérables)
Migliore colonna sonora: Mychael Danna (Vita di Pi)
Miglior canzone originale: Adele Adkins e Paul Epworth (Skyfall)
Miglior cortometraggio: Curfew di Shawn Christensen
Miglior cortometraggio animato: Paperman di John Kahrs
Migliore documentario: Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul e Simon Chinn
Migliore cortometraggio documentario: Inocente di Sean Fine e Andrea Nix Fin
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