Oscar 2017, chi vincerà?
La La Land e Arrival, Moonlight e Manchester by the Sea. Le previsioni per la vittoria delle categorie più ambite
Grande attesa e poltrone calde per l’89esima edizione degli Oscar, che in onda stasera dal Dolby Theatre di Los Angeles presentata da Jimmy Kimmel. Tra lo scalpore destato dal rinnovato amore per il musical scatenato da La La Land, record storico di nomination insieme a Titanic e Eva contro Eva con 14 candidature, tanti film di altissimo livello si contenderanno la statuetta. Arrival e Moonlight seguono a parimerito con 8 nomination, mentre a 6 troviamo Manchester by the Sea, Lion e La battaglia di Hacksaw Ridge. Barriere di (e con) Denzel Washington e Hell or High Water di David Mackenzie chiudono la lista dei più nominati con 4 candidature a testa. Sarà la grande serata di La La Land come lo fu nel 1998 per Titanic? Chi può dirlo. Di sicuro, la concorrenza è agguerrita e molto si deciderà anche per la valenza politica dei film candidati, soprattutto nell’ottica dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
Miglior film: Arrival, Barriere, La battaglia di Hacksaw Ridge, Hell or high water, Il diritto di contare, La La Land, Lion, Manchester by the sea, Moonlight
I candidati a miglior film dell’anno quest’anno sono nove, e tra questi il superfavorito è La La Land di Damien Chazelle, con nomination in quasi tutte le altre categorie. Le candidature di formalità sono tante: Il diritto di contare, Lion, La battaglia di Hacksaw Ridge (con Mel Gibson che ancora si ostina a battere la strada della regia) non hanno speranze e cedono molto alle altre pellicole in gara. Hell or High Water e Barriere non vinceranno, ma meritano entrambi una menzione per la qualità della regia e della scrittura, che si avvicinano con particolare abilità a tematiche complesse (disoccupazione e criminalità, discriminazione e crisi familiare). I tre film che contenderanno davvero la statuetta a La La Land sono Arrival di Denis Villeneuve, straordinario film di fantascienza filosofica e grande appello alla pace fra i popoli, Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan, struggente dramma familiare di singolare freschezza registica, e Moonlight di Barry Jenkins, storia di discriminazione di genere nelle strade dell’America nera, che ha dalla sua una straripante forza visiva e la spinta anti-razzista dei progressisti dell’Academy.
Miglior regia: Denis Villeneuve, Damien Chazelle, Barry Jenkins, Kenneth Lonergan, Mel Gibson
Se il lavoro di Mel Gibson ne La battaglia di Hacksaw Ridge appare sinceramente dimenticabile e quello di Damien Chazelle in La La Land coreografico quanto sopravvalutato, la partita probabilmente si giocherà a tre: il rigore poetico di Kenneth Lonergan in Manchester by the Sea, l’elegante compattezza della regia di Denis Villeneuve in Arrival e il dinamismo inventivo di Barry Jenkins in Moonlight. Forse, per la raffinatezza con cui racconta i propri personaggi e per la plasticità dello sguardo, capace di indagare con vivacità e delicatezza i luoghi più intimi dell’interiorità del proprio protagonista, Jenkins lo meriterebbe più di tutti.
Miglior fotografia: Bradford Young, Linus Sandgren, Greig Fraser, James Laxton, Rodrigo Prieto
Il rigore formale di Rodrigo Prieto per Silence di Martin Scorsese e l’elegante (anche se canonica) fotografia di Greig Fraser per Lion rimangono fuori dal podio, che per i primi due posti vede imporsi l’illuminazione cupa e affascinante di Bradford Young, punto focale dell’atmosfera nebulizzata e sospesa che si respira in Arrival, e le luci inventive di James Laxton per gli splendidi tramonti e notturni di Moonlight. Una nota di merito va alla scintillante fotografia di Linus Sandgren in La La Land, l’unico dei cinque candidati ad essere girato in pellicola – in formato Cinemascope, come annuncia il film stesso nella già iconica sequenza d’apertura.
Miglior attore protagonista: Casey Affleck, Andrew Garfield, Ryan Gosling, Viggo Mortensen, Denzel Washington
Andrew Garfield, candidato con La battaglia di Hacksaw Ridge, vincerà il premio come attore più sopravvalutato dell’anno, ma non quest’Oscar, che tra le nomination vede tutte interpretazioni e attori di altissimo livello (tranne lui). Da una parte l’alternativo Viggo Mortensen di Captain Fantastic, dall’altra uno straordinario Denzel Washington, regista e complesso protagonista di Barriere. La partita, però, è a due: Ryan Gosling, che gioca con se stesso con ironia e disincanto in La La Land, e Casey Affleck, misurato e intenso protagonista del drammatico Manchester by the Sea, che meriterebbe la statuetta più di tutti.
Miglior attrice protagonista: Isabelle Huppert, Ruth Negga, Natalie Portman, Emma Stone, Meryl Streep
Meryl Streep candidata d’ufficio (per la ventesima volta) con il mediocre Florence e Ruth Negga, pur nella bella parte di Loving, devono cedere il passo a due interpretazioni straordinarie. La gara di bravura è tutta tra la sfaccettata e delicatissima Natalie Portman in Jackie di Pablo Larrain (immancabile biopic) e la splendida Isabelle Huppert sotto le righe di Elle di Paul Verhoeven, che meriterebbe più di tutti e che per lo stesso ruolo ha già nel cassetto un Golden Globe alla miglior attrice in un film drammatico e un Premio César. La performance di Emma Stone (forte del Golden Globe alla miglior attrice in una commedia già conquistato) è nettamente inferiore ad entrambe, ma accodarsi nell’incetta di Oscar che La La Land rischia di fare.
Miglior attore non protagonista: Mahershala Ali, Jeff Bridges, Lucas Hedges, Dev Patel, Michael Shannon
Se l’Oscar fosse solo alla bravura vincerebbe d’ufficio Mahershala Ali, già apprezzato Remy Danton in House of Cards e qui padre mancato del protagonista Chiron in Moonlight di Barry Jenkins, dove appare sullo schermo per mezz’ora e lascia il segno. Il suo spacciatore Juan merita più del pur notevole Lucas Hedges nipote di Casey Affleck in Manchester by the Sea e dello stereotipato sceriffo di Jeff Bridges in Hell or High Water. Innocua la candidatura di Dev Patel, che interpreta Saroo da grande in Lion, mentre la nomination di Michael Shannon, poliziotto malato e unico personaggio mal riuscito dello splendido Animali notturni di Tom Ford, sembra invece uno sgarbo all’interpretazione fenomenale di Aaron Taylor-Johnson, che per lo stesso film ha meritato la vittoria del Golden Globe nella stessa categoria.
Miglior attrice non protagonista: Naomie Harris, Nicole Kidman, Octavia Spencer, Michelle Williams, Viola Davis
Qui sembra davvero non esserci partita. Tra le candidate Nicola Kidman, che splende per pochi minuti sullo schermo in Lion, Michelle Williams madre spezzata dal dolore in Manchester by the Sea e Octavia Spencer, Oscar nella stessa categoria per The Help cinque anni fa e candidata per Il diritto di contare. In un’interpretazione (e in un personaggio) migliore della loro soltanto Naomie Harris, madre di Chiron in Moonlight, che a sua volta dovrà molto probabilmente piegarsi allo strapotere di Viola Davis, meravigliosa e struggente in Barriere, che ha già portato a casa Golden Globe, BAFTA e Screen Actors Guild Award.
Tra gli Oscar minori la sceneggiatura originale andrà quasi sicuramente a Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per l’originalissimo The Lobster, con qualche probabilità per lo script di Manchester by the Sea scritto dallo stesso regista Kenneth Lonergan, mentre per quella non originale sarà una battaglia a due tra Moonlight di Barry Jenkins e Tarell McCraney e Arrival di Eric Heisserer, con un plauso allo scomparso August Wilson per la splendida scrittura di Barriere (tratto da una sua pièce teatrale vincitrice del Pulitzer nel 1985). Con qualche chance per Rogue One: A Star Wars Story e La battaglia di Hacksaw Ridge, i premi tecnici saranno tutti per Arrival e La La Land, che ha già prenotato le statuette per la miglior colonna sonora e per la miglior canzone con City of Stars. Con qualche possibile insidia da Vi presento Toni Erdmann di Maren Ade, il miglior film straniero va di diritto ad Asgar Farhadi, già vincitore nel 2012 con Una separazione, alla cui vittoria ha spianato la strada Donald Trump in persona impedendogli l’ingresso negli Stati Uniti (e di conseguenza la partecipazione alla cerimonia a cui era stato invitato) con l’ordine esecutivo che vieta ai musulmani dell’Iran (e di altri sei paesi) di entrare su suolo americano. Per l’Italia porta alta la bandiera Fuocoammare di Gianfranco Rosi, prima scelto con poca lungimiranza dalla commissione italiana per la candidatura al miglior film straniero (escluso fin da subito dalla short list), ma ancora in corsa per l’Oscar al miglior documentario dove dovrà vedersela con O.J.: Made in America. Per Fuocoammare sarebbe, incrociando le dita, il terzo grande premio internazionale dopo l’Orso d’Oro a Berlino e il miglior documentario agli European Film Awards.
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