Orazio Antinori
Perugia, 23 ottobre 1811 – Lèt-Marefià, 26 agosto 1882
Dal torpore irrequieto degli studi classici, tenuto in vita dall’interesse naturalistico che da esperto cacciatore e imbalsamatore lo vuole collaboratore romano del Conspectus generum avium del Bonaparte, lo resuscita il 1848: spento in Pio IX il papa di Gioberti, Orazio Antinori si fa mazziniano e Costituente armato della Repubblica romana finché, dissolvendosi, il 1849 lo esilia nell’Egeo. Realizzato con l’eredità paterna il proposito maturato di farsi esploratore d’Africa lungo il Nilo misterioso, con l’inedita qualità che cognizioni di scienze naturali e abilità tecnica di documentazione danno alla sua relazione sul bacino di Bahr-el-Gazhal (1859-60), Antinori s’impone quale autorità scientifica per la neonata Italia, cui con altri dà una Società Geografica nazionale (1867) e un consapevole nume tutelare delle imprese dirette, in odor di colonia, nell’Africa orientale. Perduta per vecchiaia e incidenti la guida d’una grande (e catastrofica) spedizione ai laghi equatoriali (1876), vorrà trasformare in stazione ospedaliera e scientifica il buen retiro che Menelik gli dona a Lèt-Marefià: qui i fascisti troveranno rispettosamente intatta la capanna dov’è sepolto all’uso abissino, monumento d’una prima generazione di pionieri inclini più alla civilizzazione che all’impero, e che «poteva tutto con la dolcezza in paesi dove tutto si suole imporre con la forza» (Baratieri).
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