Nuto Revelli
Cuneo, 21 luglio 1919 – Ivi, 5 febbraio 2004
Diplomato geometra e graduato sottotenente all’Accademia Militare di Modena, il giovane Revelli cresce trangugiando tutto il fascismo che impone lo spirito della «Generazione del Littorio», ma la guerra in Russia quale ufficiale degli Alpini impegnati nell’Armir e quindi la drammatica esperienza della ritirata da cui pure esce vivo lo porteranno, una volta in Italia, a imbracciare le armi con altri reduci contro l’occupante tedesco e il suo alleato italiano e quindi a promuovere il movimento partigiano nel cuneese come comandante nelle Brigate Giustizia e Libertà. Già autore d’una Pietà l’è morta testo chiave della Resistenza cavato da una vecchia canzone degli Alpini, nel dopoguerra Nuto Revelli si darà alle lettere, prima scrivendo del proprio tempo in Russia e poi dedicandosi a dar voce ai contadini delle misere valli cuneesi sradicati verso le industrie delle grandi città, ai «vinti» che intervista numerosi contribuendo significativamente all’affermazione della storia orale italiana. Il ritorno negli ultimi anni al tema della guerra e della vita sotto il fascismo segnala in Revelli la continua volontà di sottolineare il valore della libertà e della conoscenza contro l’ignoranza che nelle dittature alimenta l’oppressione.
Commenta