Nella casa di François Ozon
con Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner
Nella casa dunque, ma com'è? Altrui, intima e invitante, è ariosa e benpensante, e se ci entri, leziosa ed eccitante. Una casa borghese, la preferita di Ozon, calpestata da personaggi privi di spessore intellettuale ma così affascinanti nella loro ingenuità, nel loro egocentrismo. Una famiglia fondata sull'individualismo, dove il conflitto oscilla tra disgregazione e riconciliazione del gruppo secondo soprusi d'egemonia tra i vari membri. Questa è la Casa a cui ci ha abituato Ozon, come ad esempio in Potiche, e che ritroviamo timidamente in Dans la Maison; titolo che forse prometteva una discesa più scabrosa nei rifugi della borghesia contemporanea, ma che invece abbandona l'idiosincrasia di quel mondo e lo utilizza solo come pretesto di una narrazione tesa al puro compiacimento personale. La macchietta familiare presenta consolidate dinamiche psicologico-relazionali: moglie oggetto e padre padrone che condividono ed accettano (consapevolmente e/o inconsapevolmente) una relazione adultera; figlio ingenuo e volutamente tenuto in disparte per mantenere il controllo sulle strategie familiari. Una famiglia presa in prestito alla letteratura francese.
François Ozon non è di certo alla sua prima opera ed ormai spigliato nel mestiere, decide di omaggiare le sue fonti ispiratrici; siamo infatti all'inizio del film quando Germain (Fabrice Luchini) fa rientro nel liceo in cui lavora, il liceo “Gustave Flaubert”. Da qui in poi le citazioni si fanno man mano più esplicite, grazie alle enunciazioni di Germain durante la sua missione educativa nei confronti di Claude Garcia (Ernst Umhauer), suo alunno talentuoso al quale privatamente insegna tecniche di scrittura creativa. Senza scendere nel dettaglio delle preferenze letterarie, è in generale al Realismo francese che il regista si dichiara ispirato, ma il film non è in assoluto un omaggio, bensì un vezzo. L'intento è dichiarato, lo sfondo satirico è ben saldo ma il protagonista non è il tributo in sé quanto piuttosto chi lo offre in dono: Dans la maison è infatti un opera metanarrativa. Claude Garcia è un autore, scrive racconti per il suo pubblico come Ozon realizza film allo stesso fine. L'identificazione è palese ed è qui che scatta la metanarrazione, non nelle spiegazioni di Germain riguardo la struttura di una storia, ma nella messa in scena di se stesso, del proprio processo creativo. Durante tutta la storia ci si muove in maniera crescente tra il piano reale della storia ed il piano fittizio del racconto portato avanti dal protagonista, il quale a sua volta rimanda al piano Reale dell'autore che si dichiara all'incirca all'inizio del terzo atto, quando Claude incontra la Madame borghese di cui si è innamorato, la quale confermerà l'irrealtà di quello che lui crede essere un sentimento ma risulta solo un infatuazione: « Non sono io, che ami. È un’immagine. Un’immagine che hai in testa».
Il meccanismo è ben congegnato, convincente e verosimile dal momento che lo si lega alla rottura di coppia tra Germain e sua moglie Jeanne (Kirstin Scott Thomas); il transfert è completo, la finzione della realtà è credibile, tuttavia si rivela sterile. Mischiando Flaubert, Céline, Pasolini e Fellini in una struttura metanarrativa di scatole cinesi, il regista raggiunge il proprio autocompiacimento, che per quanto di gusto raffinato non tiene conto di un partner fondamentale quale è il pubblico. Non lo cerca, non lo accarezza, tanto meno lo tocca, ma rimane a guardarlo da dietro lo schermo cimentandosi in un leggiadro peep show intellettuale. Lo spettacolo però non è in diretta, è già una mediazione dell'esperienza, il racconto di un piacevole evento, che lo rende ancor meno stimolante. Eppure Dans la maison arriva da un regista molto attento al suo pubblico, che in passato ha saputo penetrare con modi eleganti ma allo stesso tempo graffianti, mescolando le proprie influenze ad un'analisi satirica personale, ed è per questo che ci si può aspettare che continui a farlo dopo questo momento di piacere intimo e individuale.
«Continua»
FRA 2012 – Dramm. 105' ★★½
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