Melville Herskovits

Bellefontaine, Ohio, 10 settembre 1895 – Evanston, Illinois, 25 febbraio 1963

È durante il dottorato di ricerca (Ph.D) alla Columbia University di New York (1921-3) che il giovane antropologo Melville Herskovits eredita dal suo maestro, il gigante Franz Boas, quel particolarismo storico secondo cui la cultura di un gruppo umano deriva dal suo percorso storico come un prodotto specifico e in sé valido, a prescindere dal confronto con la cultura occidentale; così avviato al relativismo culturale e confermato dall’opera di William Sumner sull’etnocentrismo (Folkways, 1906), «una concezione in cui il proprio gruppo (in-group) è considerato il centro di ogni cosa e tutti gli altri (out-groups) sono classificati e valutati in rapporto ad esso», di fronte alla possibilità che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani promossa dalle Nazioni Unite trascuri il rispetto delle differenze culturali nell’affermarlo per quelle individuali, in Statement on Human Rights Herskovits denuncia il rischio che dei diritti umani si faccia l’espressione di un universalismo molto particolare, ricalcato sui confini geografici e morali dell’Occidente. Spaventato dalle possibili derive nichilistiche del suo relativismo, orientato soprattutto in senso etico, Herskovitz correrà ai ripari affermando l’esistenza, sotto la molteplice superficie delle forme storiche, di valori universali nell’umanità, e morirà già scorgendo l’inverarsi della sua amara profezia.


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