Matteo Ricci
Macerata, 6 ottobre 1552 – Pechino, 11 maggio 1610
Per la Compagnia di Gesù il figlio d’un influente farmacista di Macerata partecipa all’azione missionaria che, a metà Cinquecento, dalla Chiesa si riversa sui Paesi protestanti, sulle campagne superstiziose, sui mondi ignari della Rivelazione: completa gli studi di teologia, ed è ordinato sacerdote (1582) a Goa, scalo portoghese d’India; a Macao studia il cinese per penetrare la terra che Francesco Saverio, sodale d’Ignazio, vide solo di lontano. In accordo con l’adattamento del messaggio evangelico a cultura e costumi indigeni che l’autorevole Visitatore gesuita, Alessandro da Valignano, ha indicato come via necessaria dell’apostolato, contro la Parola predicata in latino, Ricci preferisce alle vesti del sacerdote quelle dell’uomo di lettere e scienza: nei panni del bonzo e poi, consigliato dallo studioso confuciano Qu Taisu, del mandarino, avvia col Mappamondo annotato in cinese la divulgazione della cultura scientifica europea, diretta all’intellighenzia imperiale, che lo farà tanto apprezzare da aprirgli perfino le porte di Pechino (1601), dove la stima d’influenti cortigiani apre a numerose conversioni. L’inculturazione che così Ricci opera, anche in forza d’un principio di superiore amicizia tra gli uomini, sarà motivo dopo la sua morte d’un’annosa controversia dei «riti cinesi» capace di vanificare gran parte dei suoi sforzi.
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