Masaniello

Napoli, 29 giugno 1620 – Ivi, 16 luglio 1647

Tommaso Aniello nasce da un pescivendolo intorno a Piazza del Mercato, dove freme il popolo della fedelissima Napoli spagnola e l’estrattiva nobiltà si cura di riscuotere fin sulla frutta le gabelle che a Spagna servono per finir meglio i Trent’anni di una Guerra che invece la seppellirà. Entrato in contatto col riottoso giurista Giulio Genoino durante uno dei soggiorni in carcere cui lo destina la sua attività di contrabbandiere, Masaniello sarà il braccio armato della rivolta che tra la primavera e l’estate del 1647 infiamma il popolo napoletano oppresso dalla fiscalità criminosa che è di Madrid ma è sentita della nobiltà: «Viva ‘o Rre e Spagna, mora ‘o malgoverno», si grida. Riconosciuto dal viceré spagnolo il duca d’Arcos un antico (ed effimero) privilegio con cui Ferdinando il Cattolico stabiliva un’equa tassazione e una forma di rappresentanza per il popolo, le menti della rivolta provvedono a disfarsi dell’ora Capitano generalissimo del popolo: spinto alla pazzia forse col veleno, certo col potere esagerato che gli è concesso e che lo rende inviso anche ai suoi, Masaniello sarà dal popolo abbandonato alle archibugiate dei sicari al soldo della nobiltà, e presto dal popolo pianto al subito ricorrere delle ingiustizie e delle tasse.

 

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