Margherita Maria Alacoque
Verosvres, 22 luglio 1647 – Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690
Dal collegio delle suore Clarisse ove la madre la invia quando rimane orfana del padre notaio, la giovane Margherita sceglierà contro il destino maritale di entrare visitandina in monastero, in virtù della grande fede che già nel 1661 le ispira una visione della Madonna cui consacrerà il suo nome di cresimata. Secolo di lotta tra Chiese ma soprattutto di ferreo disciplinamento dei fermenti del Cinquecento, il Seicento vuole, con tenaci direttori spirituali, controllare nella clausura di rinnovati conventi una religiosità femminile ancora mistica, profetica e visionaria nel suo rispondere al bisogno di un più intimo rapporto col divino: così Margherita Maria Alacoque sarà diretta da un gesuita, Claude La Colombière, che la induce sì a contenere il suo fervore cristallizzandone per scritto l’esperienza, ma che si spenderà per diffondere quel culto del Sacro Cuore di Gesù che lo stesso Cristo avrebbe raccomandato all’Alacoque apparendole fin dal 1673. Destinato ad un radioso futuro come strumento di uniformità politico-religiosa e di sacra restaurazione da Luigi XIV alla Guerra civile spagnola, il culto del Sacro Cuore sopravvivrà alla sua maggiore fautrice, dopo la morte significativamente beatificata da Pio IX (1864) e poi canonizzata da Benedetto XV (1920).
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