Marco Antonio
Roma, 14 gennaio 83 a.C. – Alessandria d'Egitto, 1º agosto 30 a.C
È vivendo in simbiosi con Cesare che Marco Antonio costruisce, nell’uragano dell’ultima repubblica, la sua possibilità: soldato nelle Gallie (54-50), da tribuno difende Cesare contro Pompeo in faccia alla Curia e, passato il Rubicone, in battaglia fino a Farsalo (48); magister equitum imperante sull’Italia, schianta Dolabella ma a Lupercalia offre a Cesare un diadema e così chiama le Idi di marzo (44). Allora con forzieri fogli e testamento di Cesare tenterà di far sua l’indolore successione che gli nega Ottaviano, subito circonfuso dai repubblicani, dall’acerrimo Cicerone che per le Filippicae Antonio, velleitario e battuto a Modena, risolto con Lepido a farsi triumviro rei publicae constituendae, vorrà proscrivere, ed esporre – il volto, le mani – nel Foro. Consumati a Filippi i Cesaricidi (42), e visto ostile l’Occidente che guarda Ottaviano, s’accorda a Brindisi (40) per tenersi l’Oriente: nell’opulenza levantina, nell’alcova di Cleopatra matura l’utopia di trasformare Roma in monarchia orientale. In chi chiama i suoi figli Alessandro e Tolomeo, chi non deduce provincie ma federa principati sotto Cleopatra, e presa la Media trionfa sul Nilo, anziché sul Tevere, e ripudia sua sorella Ottavia, Ottaviano può indicare un novello Mitridate, che ancora conduce l’Oriente ellenistico in guerra contro Roma. Dei due, ad Azio vincerà Augusto.
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