Madame de Sévigné
Parigi, 5 febbraio 1626 – Grignan, 17 aprile 1696
Presto orfana d’entrambi i genitori, grazie allo zio abate di Livry Marie de Rabutin-Chantal è ben istruita dai dotti classicisti Jean Chapelain e Gilles Ménage alle lingue italiana, spagnola e latina, con le relative letterature; sposa Henry marchese di Sévigné, che morirà in duello (1651) lasciandola sola ad accudire i figlioletti quanto libera d’intrattenersi nell’alta società parigina: religiosa ma non bigotta, nei salons come l’Hôtel de Nevers, raduno giansenista della gens d’esprit, Madame de Sévigné s’affratella all’epistolografia «galante» che Voiture ha elevato a stereotipo normativo, collocando tra letteratura e corrispondenza personale ciò che era esercizio retorico ancora per Guez de Balzac. Se l’epistolario col cugino Roger de Bussy-Rabutin rimane convenzionale, il trauma del matrimonio, dunque del distacco (1671) dell’adorata figlia Françoise (Madame de Grignan) indurrà Sévigné ad una più intensa relazione epistolare: qui alla cronaca della corte di Luigi XIV, d’altissimo valore documentario malgrado l’evidente e significativa volontà d’elaborazione letteraria, s’affiancano pagine ancora mediate dall’influenza, per esempio, del romanzo psicologico, ma tanto naturali e spontanee nel comunicare il tormento emotivo della separazione che, divulgate, diventeranno supremo modello stilistico delle lettres familiares per tutta la prima metà del Settecento, facendo dell’autrice uno dei massimi miti epistolari di tutti i tempi.
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