Lo sbazzo eretico

Tempi maturi per una sacra ribollita

Spesso, anche senza l’uso frequente di sostanze stupefacenti o l’aiuto di una lobotomia frontale, è assai facile lasciar volare libera la mente verso orizzonti inesplorati. Eppure sono molte le volte in cui una persona si sente esattamente come David Hume prima e dopo una partita a biliardo: è naturale chiedersi se la sponda fatta per mandare in buca la otto fosse reale o meno. Un po’come il Molise. Ma direi che questo non è l’articolo giusto per parlarne.
In un futuro futuribile o in un trapassato trapassabile, giunse (o giungerà) voce che i capi dei culti e i maggiori rappresentanti delle filosofie di vita erano stati invitati ad un gran ricevimento per appianare le divergenze dovute agli ideali non politici presenti nel globo, e passare una tranquilla serata in una fantastica località (l’isola di Hven in Danimarca). La maggior parte delle autorità si rifiutò di presenziare, ma i più inviarono rappresentanti in loro vece, chi per osservare i propri concorrenti, chi per convertire qualcuno, chi per rubare qualche spiccio, e altri perché la sessione di Dungeons&Dragons fissata per quella data era andata a puttane.

Alcuni erano veramente impazienti: il primo ad arrivare fu il testimone di Geova che, alle sette di mattina, nonostante la festa fosse fissata per quella sera, si mise a distribuire volantini sulla fine del mondo a tutti gli addetti al catering. Nel tardo pomeriggio alla reception telefonò un agnostico, che chiedeva se fosse possibile fare un salto per salutare tutti i partecipanti molto velocemente, e poi uscire per andare a casa dell’ateo per tenergli compagnia, visto che non sarebbe venuto perché doveva studiare per gli esami del sangue del giorno dopo. Verso le otto gli invitati cominciarono ad arrivare in massa: il cristiano, il musulmano, il pagano, l’animista, il buddhista, l’ebreo erano i più conosciuti, mentre altre miriadi di invitati con facce anonime arrivavano con sempre maggiore frequenza. Ad un certo punto persino una grossa mucca decise di avvicinarsi ad osservare i presenti, cosa che permise agli organizzatori di risparmiare sulla tagliata di manzo. Nessuno se n’era accorto, ma di soppiatto un filosofo empirista si era imbucato prendendo il posto del rappresentante di Scientology, dopo averlo picchiato con un sacco di pomelli e murato nello strutto. Sembrava che la festa funzionasse.

Ad un certo punto però cominciarono i primi screzi: prima il pagano offrì del maiale all’ebreo e all’islamico, che si misero offesi a discutere tra di loro su chi ce l’avesse più lungo; il cristiano faceva da gran cicerone presentandosi a tutti, ma spettegolava in continuazione sulle mogli dei partecipanti e vendeva pezzi di stoffa a prezzi esorbitanti, dichiarando che appartenevano ora a Confucio, ora a Buddha, ora a Tom Cruise; l’animista cominciava a soffrire di crisi di panico, perché ogni volta che vedeva luci, passeggiava in giardino, o intravedeva un animaletto, subito si prostrava a terra urlando litanie a squarciagola (subito dopo la quarta volta, aveva cominciato a darci giù pesantemente di inalatore); il confuciano non parlava con nessuno, e ogni volta che qualcuno gli si avvicinava, lo costringeva a mangiare un biscotto; il buddhista cominciò a vantarsi, seguito a vista dallo scintoista, di poter frantumare l’isola in due con un pugno zen. Insomma c’era troppo bordello.

A placare gli animi però arrivò la cena, e la carne fu sicuramente apprezzata da tutti, tranne dall’animista, che orripilato gridò all’omicidio: la vacca in realtà era l’induista che si era reincarnato. Ma nessuno ci fece caso, perché era buono; eppure alla fine del pasto, il tizio di Scientology (ovvero l’empirista travestito) cominciò ad infervorarsi con l’ebreo, il cristiano e il musulmano, che continuavano a parlare di guerra, sofferenza e peni, criticandoli per la loro scurrilità a tavola. Il cristiano allora cominciò ad attaccare un immenso pippone moralista sul galateo e sull’etimologia della parola ‘scurrile’, cosa che non indispose certo il musulmano e l’ebreo, che stavano avviandosi in bagno per confrontare le loro misure, ma di sicuro irritò il filosofo, che iniziò a fare un elenco delle prove empirico-razionali dell’inconsistenza divina che traumatizzò in maniera permanente la pura mente del religioso. Intanto l’animista si era preso un pugno nel viso dal confuciano, perché non voleva mangiare i suoi biscotti.

Questo fu l’evento che diede inizio alla rissa, che però durò molto poco, visto che dopo venti secondi il monaco buddhista, sentitosi chiamato in causa, aveva riempito di legnate il viso del confuciano e fatto letteralmente il culo all’altro, così che nessun altro ebbe il coraggio di picchiarsi. Il testimone di Geova (che era stato rinchiuso in una cella frigorifera dai camerieri) fece irruzione nella sala, cominciando a declamare la sua dottrina, quando dall’alto i cuochi gli scaraventarono addosso un blocco di strutto di due metri cubi: l’uomo non resse al colpo, e fu inglobato dal lardo di Scientology, che si sparse al centro della sala. Il filosofo, avendo paura di essere scoperto, cominciò a dare ragione al cristiano, che insospettendosi ululò «Sporco infedele!» e lo trapassò con una spada dall’elsa raffigurante la croce dei Cavalieri di Malta; il musulmano (che per inciso ce l’aveva più lungo, anche se aveva concesso all’ebreo che con la circoncisione fosse più probabile che le donne provassero piacere più intensamente) percependo nell’aria il guanto di sfida, si fece esplodere addosso al cristiano. L’ebreo, miracolosamente vivo, cominciò a tirarsela definendosi “l’eletto”: fu zittito da un calcio negli amenicoli da parte del pagano, che sgranocchiando una gallina cruda esordì con «Di “eletto” c’è solo Neo di Matrix: dov’è il tuo Dio adesso?!» e cominciò a correre per la stanza declamando canzoni epic metal in coro con il satanista.
Gli invitati cominciarono a fuggire terrorizzati, quando ecco che spuntò l’agnostico venuto a salutare tutti: non ebbe nemmeno il tempo di ammirare il disgustoso spettacolo che si prese un pugno in faccia dal buddhista esaltato, che pensava fosse un imbucato.
Poveri loro! E pensare che tutti quanti avrebbero potuto accorgersi per tempo di quelle piccole telecamere installate all’interno della sala, e seguire così i fili elettrici che portavano ad un anonimo furgoncino del catering… dove con un’enorme quantità di alcoolici e cibarie gottose se ne stava sgranocchiante il genio malvagio dell’ateo.


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