La voce dei “nessuno”
Le vittime del conflitto armato colombiano e la battaglia politica di Francia Marquez a una settimana dalle elezioni
Manca una settimana alle elezioni presidenziali in Colombia, e il clima di violenza imposto dai gruppi armati continua a crescere nelle zone rurali ma anche nelle grandi città. Ogni giorno aumenta il conto di omicidi e sparatorie, incendi dei mezzi di trasporto e blocchi armati che la settimana scorsa hanno colpito 90 municipi in 12 regioni. Il 5 e 6 maggio, diversi fronti del gruppo armato AGC, Autodefensas Gaitanistas de Colombia, hanno fatto circolare comunicati pubblici che dichiaravano un primo blocco armato – il cosiddetto paro – di quasi una settimana nei dipartimenti di Antioquia, Chocó e Córdoba. Un paro armato è un momento in cui un gruppo armato decide che nella zona di sua pertinenza non ci deve essere circolazione, una realtà quotidiana per alcuni abitanti delle zone dove il controllo statale non esiste. Tutti coloro che non rispettano questa regola, che siano civili o polizia, rischiano la morte.
Questi gruppi armati che oggi si contendono il controllo del narcotraffico, ma anche dell’ordine pubblico, si autosostentano e crescono grazie a questa economia illegale e usano il metodo del blocco armato per infondere terrore e riaffermare la propria presenza e autorità, come dimostra il comunicato del 5 maggio:
Un saluto cordiale da parte del Fronte Aristides Meza del sud di Bolivar e del Magdalena medio.
Comunicato pubblico:
si informa che a partire dalla presente data si decretano 4 giorni di blocco armato.
Non saremo responsabili di coloro che non rispettino gli ordini che vi vengono dati, è vietato:
● aprire negozi di qualsiasi tipo
● spostarsi con qualsiasi tipo di trasporto
Inutile sottolineare che per chi non li rispetterà le conseguenze potrebbero essere sfavorevoli.
Autodifese Gaitaniste di Colombia dalle montagne della Colombia nella lotta della rivendicazione sociale e la dignità del nostro popolo.
I gruppi paramilitari come le Autodifese Gaitaniste di Colombia si sono formati nel corso del conflitto armato colombiano, una lunga guerra interna che ha dilaniato il paese dell’ultimo secolo. Una guerra che vede opporsi stato, guerriglia e paramilitari secondo meccanismi ancora da decostruire, la cui origine si fa risalire agli anni Sessanta, ma che ha radici più profonde. Dal 1948 al 1964 un altro grande conflitto, in cui si scontrarono il fronte politico liberale e quello conservatore, precedette e preparò la strada a quello attuale. Questo momento storico chiamato “La Violencia” esplose il 9 aprile 1948 con l’omicidio di Jorge Eliécer Gaitán, candidato liberale alla presidenza, in un contesto in cui già si registravano assassinati fra i liberali, che si istituzionalizzarono col governo di Ospina Perez.
Mentre alcuni gruppi paramilitari (come i pájaros o l’organizzazione Chulavita) venivano utilizzati dallo stato per queste persecuzioni, per rispondere alla violenza il partito comunista iniziò un processo di formazione politica delle popolazioni contadine, che per difendersi si convertirono in alcuni casi in colonne armate e gruppi di guerriglia insieme ai militanti politici. È in questo contesto storico che nascono gruppi guerriglieri come le FARC-EP, Forze Armate Rivoluzionare della Colombia – Esercito del Popolo, e l’ELN o Esercito di liberazione nazionale. Questi gruppi armati di stampo liberale, socialista, marxista-leninista, comunista, inneggiavano alla rivoluzione rivendicando i diritti della popolazione rurale e chiedendo una riforma agraria e un cambiamento strutturale per eliminare le insostenibili differenze sociali. ELN e dissidenti delle FARC-EP sono ancora oggi presenti in diverse zone e si contendono con altri gruppi paramilitari il controllo del territorio e delle esportazioni di coca e marijuana.
I gruppi paramilitari si sono legati quasi immediatamente al narcotraffico, che permette loro una presenza e un controllo capillare sulla nazione
Il fenomeno del paramilitarismo, al contrario di quello della guerriglia, nasce come strategia politica gestita da élite e governi per contrastare i movimenti rivoluzionari insorgenti. La sua nascita non si associa ad un momento particolare, riguarda piuttosto la necessità di protezione a lungo termine dei proprietari terrieri dagli espropri della guerriglia iniziati negli anni Ottanta. Queste bande organizzate e pagate per mantenere il controllo su un certo territorio si legano quasi immediatamente al narcotraffico, economia in crescita già dagli anni Sessanta, che permette loro una presenza e un controllo capillare sulla nazione. Ad oggi esistono gruppi diffusi in tutto il paese noti come le AGC o le Aguilas Negras, ma anche cartelli della droga dal Messico, come il cartello di Sinaloa. I blocchi armati di questi giorni sono stati dichiarati da diverse frange delle AGC come il fronte Juan de Dios Usuga David, il fronte Aristides Meza e il fronte Roberto Vargas. Le AGC estendono il proprio controllo da Cordoba verso il golfo di Urabà e lungo la costa pacifica, ma se al suo inizio la guerriglia non aveva a che fare col narcotraffico, oggi è difficile stabilire con chiarezza chi siano i guerriglieri e chi i paramilitari – nel sud di Bolivar, ad esempio, le AGC si sono alleate con l’esercito guerrigliero dell’ELN, a Cordoba con quello delle FARC-EP.
Nel paro armato di inizio maggio, i commercianti hanno chiuso i negozi e si sono fermate le scuole, i mezzi privati non potevano circolare, per le strade sono apparse frasi intimidatorie e corpi di vittime assassinate. Nel solo dipartimento di Córdoba i giornali attribuiscono 8 morti alle Autodefensas fra giovedì 5 e venerdì 6 maggio, colpevoli di non aver rispettato l’ordine di paro. L’istituto di pace Indepaz riporta un totale nazionale di 14 omicidi (e si indaga sulla scomparsi di altre quattro persone), 5 minacce a leader sociali e giornalisti, 80 incendi di veicoli, un caso di tortura, dieci attacchi alla polizia, e i numeri sono in crescita. Le recrudescenze attuali sono state annunciate come conseguenza dell’estradizione negli Stati Uniti dell’ex comandante paramilitare Diario Antonio Úsuga, conosciuto come Otoniel, avvenuta il 4 maggio scorso. Secondo i comunicati pubblicati dalle AGC, di cui è stato comandante dal 2012, Otoniel stava collaborando con la giustizia e adesso è vittima del governo. Sull’ex comandante gravano 122 ordini di arresto e 6 condanne per crimini che vanno dagli omicidi al narcotraffico, passando per una serie di altri reati. Allo stesso tempo, nel dipartimento di Caquetá il cartello di Sinaloa minaccia organizzatori di marce e proteste e collaboratori della guerriglia, a Cali vengono uccisi sindacalisti universitari e il 2022 conta già 36 massacri – omicidi collettivi intenzionali di tre o più persone – per un totale di 133 vittime, secondo le stime dell’istituto di pace. Tutti i candidati alle presidenziali si dissociano da queste azioni criminali, e manifestano il loro dissenso su giornali e social, ma quanto ha a che vedere la politica con la violenza? E quanto sono legate le azioni di questi gruppi alle elezioni previste per il 29 maggio?
Nel dipartimento di Caquetá il cartello di Sinaloa minaccia manifestanti e collaboratori di guerriglia, a Cali vengono uccisi sindacalisti universitari e il 2022 conta già 36 massacri per un totale di 133 vittime
Il 2016 è stato un anno cruciale per la Colombia, con lo storico accordo di pace fra il governo di Manuel Santos e le FARC-EP. Molti guerriglieri hanno abbandonato le armi sfilando in divisa davanti ai cittadini, a Bogotá un’opera realizzata dall’artista Doris Salcedo e composta con i fucili abbandonati dalle FARC-EP ricorda questo celebre momento. Tuttavia molti dissidenti si trovano ancora in conflitto, mentre quelli che sono stati reinseriti lamentano il fallimento dell’accordo di pace, e molti sono stati assassinati. Con questo patto nasce anche la Commissione della verità, che insieme alla Giurisdizione speciale per la pace indaga per fare luce sulle origini e sulle storie delle vittime e mandatari del conflitto armato. I vari massacri, sfollamenti e sparizioni sono risultati spesso legati ad interessi economici espliciti, come la liberazione delle zone di interesse estrattivo per alcune compagnie o l’accumulazione dei territori nelle mani di alcune importanti famiglie. Intanto le moderne strutture pubbliche continuano a legittimare l’estrazione di materie prime da parte di compagnie straniere, che non lasciano capitale sul territorio – si guardi ai conflitti sociali nati con l’intervento delle compagnie minerarie Drummond (USA), BHP Billiton (Australia), o petrolifere come Oxy (USA), Repsol (Spagna), British Petroleum Corporation (Gran Bretagna), e la lista sarebbe ancora lunga. Le implicazioni delle politiche pubbliche nazionali e regionali nelle licenze di estrazione sono quasi esplicite, meno esplicite sono invece le trame che legano la politica e la violenza dei gruppi armati.
Davanti alla Commissione della verità, Otoniel ha parlato di collegamenti fra paramilitari ed esercito, dichiarazioni fondamentali per questo processo ma che non stupiscono. Prima di Otoniel, gli ex paramilitari Juan Guillermo Monsalve e Benito Molina avevano già confermato il legame fra lo stato, i gruppi imprenditoriali – in particolare con il Fondo Ganadero, fondo per l’allevamento del dipartimento di Córdoba – e l’ex gruppo paramilitare Autodefensas Unidas de Colombia (o AUC, di cui le AGC sono eredi), confessioni che hanno portato in tribunale l’ex presidente Alvaro Uribe Velez per un processo ancora in corso. Oggi, nella campagna elettorale che terminerà con il voto dei cittadini il 29 maggio, due candidati principali si contendono il paese, Fico Gutiérrez e Gustavo Petro. Il primo, di centrodestra, si presenta con la coalizione Equipo por Colombia, che raccoglie partiti conservatori e uribisti come il Partido de La U, partito fondato per appoggiare la rielezione di Alvaro Uribe nel 2005, il Partido Conservador, o Creemos Colombia, movimento civico con cui Fico è arrivato alla candidatura. L’esponente del Centro Democratico Oscar Iván Zuluaga si è ritirato dichiarando di appoggiare Gutiérrez, benché questi si dichiari indipendente da Uribe e dalla destra. Al contrario Gustavo Petro, leader del partito Colombia umana, si presenta con una coalizione di sinistra chiamata il Patto storico ed è noto per aver militato nelle file della guerriglia, l’M-19, fino al 1990. Si è candidato anche alle scorse presidenziali del 2018, perdendo al momento del ballottaggio con Ivan Duque, erede di Uribe per il partito Centro Democratico. Quest’anno le inchieste rivelano la probabilità che Petro arrivi nuovamente al ballottaggio, ma soprattutto, quest’anno nella campagna elettorale lo accompagna Francia Marquez, candidata alla vicepresidenza e al ministero delle pari opportunità.
Francia è giovane, afro, femminista, madre e avvocato, ambientalista e antirazzista, rappresenta le comunità marginalizzate, vittime della violenza diretta dei gruppi armati e di una violenza strutturale causata da anni di economia basata su estrazioni prive di controllo ambientale e responsabilità sociale. La maggioranza delle comunità afro e indigene infatti si trova in territori rurali, perlopiù privi di infrastruttura e servizi, dove la ricchezza delle risorse naturali ha attratto l’industria della coca ma anche compagnie petrolifere e minerarie, investitori legali e illegali. Questi hanno trasformato il panorama locale lasciando le comunità di contadini, indigeni e afro, in territori deforestati, contaminati dal glifosato o ormai improduttivi e con fiumi che registrano alti livelli di mercurio.
Nata a Yolombo, Cauca, nel 1981, a 16 anni Francia era già in prima linea nel conflitto sociale sorto per tali progetti estrattivi. Si è schierata con la sua comunità contro il progetto relativo alla diga sul fiume Ovejas e successivamente contro gli espropri di comunità e assemblee afro-discendenti perpetuati per favorire l’estrazione mineraria della compagnia Anglo Gold Ashanti, nel municipio di Suárez. Nel 2014 ha partecipato all’organizzazione della marcia dei turbanti, che partiva da Suárez per arrivare alla capitale Bogotà. Circa seicento chilometri per arrivare a sedersi nel Ministero dell’Interno a denunciare l’estrazione mineraria illegale e il danno che questa causava delle comunità rurali, arrivando a un accordo che portò alla rimozione di tutte le retroescavatrici illegali presenti nel fiume Ovejas. Da quegli anni inizia a ricevere minacce di morte da parte di vari attori armati paramilitari, fino ad un attentato nel 2019, una realtà che condivide con tutti i leader sociali che decidono opporsi alle logiche estrattiviste nazionali. Oggi possiede una scorta grazie a uno schema dell’unità nazionale di protezione, questo marzo denunciava due minacce ricevute in un solo mese da parte del gruppo Aguilas Negras. Nel 2015 ha ricevuto il premio nazionale per la difesa dei diritti umani, nel 2018 il premio ambientale Goldman, nel 2019 era fra le 100 donne influenti del mondo selezionate dalla BBC. Nel contesto del dialogo fra governo e FARC iniziato nel 2016, ha fatto parte della commissione etica per la partecipazione delle diverse etnie nel processo di pace.
Per parlare di sé e di chi rappresenta, Francia Marquez fa riferimento alla poesia I nessuno di Eduardo Galeano, quelli «che non hanno nome, ma numero, che non figurano nella storia universale, ma nella cronaca nera della stampa locale. I nessuno, che valgono meno del proiettile che li uccide». Sono le centinaia di contadini e civili uccisi dai gruppi armati o caduti negli scontri fra bande, ma anche gli 80 o più morti delle proteste del 2021, anno che ha marcato la storia per la violenza repressiva con cui le forze pubbliche hanno cercato di sedare le contestazioni. Le proteste erano iniziate il 28 aprile contro la riforma tributaria proposta dal governo Duque che alzava nuovamente le tasse sui beni di prima necessità e sui servizi pubblici. Francia si presenta alle città durante la campagna insieme a “las mayoras”, depositarie del sapere ancestrale delle comunità afro – secondo Francia Marquez «mayoras significa donne sagge, che possiedono l’autorità etica e morale per guidare il cammino dei nostri popoli» – che cantano il suo passato al pubblico, e balla alla fine dei discorsi politici.
Ad applaudirla, a Cali, ci sono i giovani che nel 2021 hanno protestato in prima linea contro la riforma. Una protesta che è diventata una contestazione molto più ampia, dove i cittadini hanno ribadito al governo la necessità di mutamenti politici strutturali come il compimento degli accordi di pace, la riforma del sistema sanitario e il disarmo delle squadre speciali antisommossa note come ESMAD, Escuadrón Móvil Antidisturbios. Ci sono rappresentanti e membri delle comunità afro ma anche ragazze e ragazzi dei movimenti femministi e ambientalisti, professori, sindacalisti. Francia si rivolge a loro promettendo un paese differente, denunciando senza paura i crimini del governo attuale: «il sangue dei giovani assassinati a Cali e in questo paese non si è ancora seccato, il sangue di giovani che hanno lottato, li ho ascoltati quando dicevano: “sono disposto a lasciare la pelle sul pavimento per questo paese”, a questi giovani che volevano solo un’educazione hanno tolto gli occhi, li hanno incarcerati, fatti sparire, li hanno uccisi, e chi ha dato l’ordine? Gli stessi che da vent’anni hanno dato l’ordine di uccidere il popolo, gli stessi di sempre».
Ad applaudire Francia Marquez, a Cali, ci sono rappresentanti e membri delle comunità afro ma anche ragazze e ragazzi dei movimenti femministi e ambientalisti, professori, sindacalisti
Chi ha dato l’ordine? Una domanda che appare su un murales riprodotto in tutta Colombia, che riporta numero ed esecutori di “falsi positivi”, così sono chiamati gli omicidi di civili riportati dai comandanti dell’esercito come guerriglieri per dimostrare i risultati della lotta contro la guerriglia durante il governo dell’ex presidente Uribe. Le prossime elezioni potrebbero rappresentare un cambiamento decisivo del panorama politico e dei rapporti di potere tra stato e gruppi armati. È per questo che la presenza delle forze armate illegali su tutto il territorio si fa sentire ancora più frequente e violenta, mentre i cittadini ne pagano le conseguenze, e aspettano la fine del mese trattenendo il respiro.
Fotografie dal comizio di Francia Marquez a Cali, per cortesia di Esteban Monroy Gil. In copertina, una manifestante indossa una maglietta con la foto Carlos Pisarro Leongomez, fondatore del gruppo guerrigliero M-19 e politico assassinato nel 1990
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