La catarsi dell’inconscio

L’indagine in-corporea del cinema di David Cronenberg

L’uomo è alla ricerca perenne di se stesso e molto lavora per creare e conservarsi un’identità, cercando di non perdersi all’interno della realtà che lui stesso si è creato e in cui ha deciso di vivere e sopravvivere. David Cronenberg, cineasta esistenzialista nel senso indagatore del termine, è con socratica modestia che mette in luce questa ricerca affannosa dell'uomo. Attraverso uno stile classico della regia che si sviluppa seguendo i canoni dell'intreccio e un montaggio scorrevole, conduce lo spettatore fra gli allucinanti moti dell'inconscio umano ove realtà e finzione s'intrecciano al fine ultimo di far prendere coscienza allo spettatore di se stesso e di ciò che dentro di sé accade. L’uomo prende coscienza di se stesso solo attraverso la riflessione ed è ciò che Cronenberg fa con il cinema. Il cinema diviene riflesso, specchio di chi lo guarda. Egli traduce in linguaggio cinematografico le domande, le paure che assillano l'esistenza umana, sottolinea i cambiamenti, le metamorfosi a cui il corpo va incontro, illustra dall’esterno il rapporto dell'uomo con il mondo, materiale e immateriale, penetra nei corpi per fotografarne gli interni, che divengono location delle scene dei suoi film. Ogni film, calato in un contesto storico preciso, affronta il virus, il cambiamento del suo tempo ed il rapporto dell’uomo con esso, mettendo in luce le difficoltà che ogni volta l’uomo deve affrontare per mantenere intatta la realtà e l’identità che si è creato.

L’uomo trova difficoltà nell’accettare il cambiamento, il nuovo, e invece di assecondarlo con naturalezza cerca di tenere a bada la sua curiosità, la sua attrazione verso di esso. Ed è a questo punto che il vaso di Pandora esplode a livello inconscio. Cronenberg ci fa prendere atto di ciò che avviene nel momento in cui il nostro inconscio apre quel vaso. Il cambiamento, da accettare inevitabilmente attraverso un processo più o meno doloroso, non è solo dentro di noi ma fuori nel rapporto che il nostro corpo instaura con altri corpi fatti di carne e non, come quelli prodotti dalla tecnologia. La tecnologia, anch’essa umana poiché prodotto della mente degli uomini e che Cronenberg concepisce come estensione del corpo, ci rivela quel che siamo perché nostro doppio, con cui l’uomo-personaggio cronenberghiano arriva anche a fondersi, a penetrarsi. Il regista canadese, come un sociologo dell'inconscio, analizza le realtà individuali a discapito di una realtà collettiva effimera e apparente, i temi con cui noi tutti ci scontriamo e i modi di affrontare quei temi. Nonostante esistano più realtà individuali e più punti di vista, Cronenberg fa credere allo spettatore che quella realtà individuale da lui proposta sia veritiera, poiché non altera le scene a tal punto da far sentire lo spettatore estraneo alla vicenda.

La tecnologia, che Cronenberg concepisce come estensione del corpo, ci rivela quel che siamo perché nostro doppio, un doppio con cui l'uomo-personaggio cronenberghiano arriva a fondersi, a penetrarsi


Lo spettatore viene risucchiato nello schermo come il protagonista di Videodrome divenendo una presenza invisibile che assiste all’affannosa ricerca di sé da parte dei personaggi dei suoi film. S’interroga assieme a Max Renn, protagonista di Videodrome, su quale sia la realtà e quale la finzione, così in eXistenZ in cui reale e virtuale si fondono e questa confusione dei vari piani di realtà porta alla messa in discussione di ciò che siamo. In Inseparabili assiste alla crisi dell'identità dei due gemelli ginecologi, ai quali manca ciò che l’altro possiede e che li porterà a sognare di essere uno, di ritrovare quell'utero vicario ormai perduto e che cercheranno nell’utero triforcuto della donna che li ha stregati. Assiste all’incontro tra eros e thanatos dei protagonisti di Crash che spaesati, in uno stato da post-incidente d’auto, sotto shock si cercano nel rapporto con l’altro e con il prolungamento materiale dell'altro. Il non visibile acceca lo spettatore in Spider, in cui viene presentato un personaggio che ha perso la propria identità e che vive al di fuori di sé in un mondo in cui il tempo soggettivo ed oggettivo si confondono. Croneneberg rappresenta il processo di catarsi dell’​​​​​​​inconscio, ci spinge ad affrontare la totalità di ciò che siamo, non ci dà soluzioni o risposte ma ci spinge a metterci in discussione per cercare di «vivere la vita autentica e affrontarla con una reale comprensione della realtà della condizione umana» e lo fa attraverso il cinema e la potenza delle immagini, perché solo l'arte dà la possibilità di rendere visibile ciò che non lo è.


Commenta