Juan Domingo Perón

Lobos, 8 ottobre 1895 – Buenos Aires, 1º luglio 1974

Quando ufficiali ostili lo rimuovono dalla posizione di vicepresidente raggiunta dopo l’ascesa al potere del Grupo de Oficiales Unidos (1943), è la sollevazione dei lavoratori di Buenos Aires, che s’è affratellato quale Segretario del lavoro e delle politiche sociali, a far rilasciare l'aitante colonnello Juan Domingo Perón: promessa al popolo un’Argentina più forte e giusta, vince le elezioni (1946) sfruttando il nazionalismo eccitato dalle ingerenze nordamericane per cavare, dalla lezione appresa sul campo dei fascismi europei (1938-40) una populistica Terza Via tra comunismo e capitalismo. Sull’industrializzazione promossa con l’interventismo statale Perón fonda uno justicialismo di forti aumenti salariali che legittimi col consenso della classe lavoratrice il potere personale, evidenziato dal ruolo ricoperto dalla moglie Evita, che gli garantisce piuttosto l’appoggio dell’esercito; ma da qui usciranno democratici capaci di rovesciarlo sull’onda del malcontento suscitato dalla spirale di corruzione, inflazione e repressione innescata dalla sua gestione (1955). Ma l’agguerrito movimento «peronista» che manovrato dall’estero cresce inarrestabile sulla fragilità dei successori e la memoria dorata del suo regime gli darà nuovamente il potere (1973), quando la conflittualità sociopolitica, esacerbata dalle sue estreme, contraddittorie scelte, è tale che morto lui saprà assorbirla, tragicamente, soltanto la junta militare di Jorge Videla.


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