James Watt

Greenock, 19 gennaio 1736 – Heathfield, 19 agosto 1819

Figlio di un capo carpentiere, James Watt apprende a Londra il mestiere di fabbricante di strumenti scientifici e trova impiego presso l’Università di Glasgow (1756): qui, riparandone un esemplare, comprende le cause dell’eccessivo consumo di vapore della macchina di Newcomen e intuisce la possibilità di ridurlo se, dopo l’espansione, la condensazione è trasferita dal cilindro in un recipiente con esso comunicante ma distinto, il condensatore separato (1765). Partendo da quest’essenziale invenzione presto brevettata (1769), assistito a Birmingham dall’intraprendente industriale tessile Boulton, Watt svilupperà la propria macchina a vapore: abbatte a meno di un terzo il consumo di carbone a parità di potenza, integrando al condensatore una camicia di vapore intorno al cilindro; trasforma in rotatorio il moto alternativo del pistone con un rotismo epicicloidale (1781), quindi con un volano (1788) e un sistema biella-manovella (1794); raddoppia la potenza approntando, con una seconda valvola, il “sistema a doppio effetto” consentito dal suo capolavoro, il “parallelogramma”. Così Watt fornisce alla Gran Bretagna della prima rivoluzione industriale una macchina a vapore finalmente capace di trasformare energia termica in lavoro meccanico a livelli di efficienza. Membro della Royal Society (1785) modesto abbastanza da rifiutare il titolo di baronetto, vedrà il proprio nome associato all’unità della misura della potenza: 1 Watt = 1 joule per secondo.  

 

 


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