Interviste dalla quarantena | Silvia Avallone e Massimo Carlotto

Si faccia una vita interiore. Scrittori, traduttori, giornalisti e musicisti raccontano il loro isolamento

Mentre i giorni della quarantena si accumulavano uno dopo l’altro e cercavo un modo per abitare la mia casa e me stessa senza farmi intimorire da questo tempo circolare, ho pensato spesso a una frase di Cesare Pavese che va bene un po’ per tutto, anche per mandare la gente a quel paese: «Si faccia una vita interiore». La frase intera, in realtà molto dolce, viene da una lettera a Fernanda Pivano, e dice: «Si faccia una vita interiore – di studio, di affetti, d'interessi umani che non siano soltanto di “arrivare”, ma di “essere” – e vedrà che la vita avrà un significato». È probabile che Pavese, andando spesso a trovare la sua amica Natalia Ginzburg a Gressoney, avesse preso in prestito l’espressione dal padre di lei, Giuseppe Levi, che quando i figli si annoiavano in montagna li sgridava tuonando: «Voialtri vi annoiate perché non avete vita interiore». Sia come sia, la questione ci mostra una verità importante: se già normalmente è utile sapersi abitare ed essere in grado di muoversi nella propria topografia interna, figuriamoci quanto può diventarlo chiusi in casa durante una pandemia. Il bello della vita interiore, poi, è che può essere fatta di tante cose, non per forza di studio e di libri ma anche di musica, ricette, motociclette da riparare per tempi migliori, fiori da coltivare, yoga sul balcone. Così è nata l’idea di questa serie di micro interviste a persone che grazie a libri, musica e articoli ci fanno compagnia nelle nostre vite interiori, per andare a scoprire un po’ della loro. Le abbiamo pubblicate due a due, ogni volta una donna e un uomo, per un totale di dieci puntate. La serie però è stata talmente ben accolta che quasi da subito abbiamo deciso di regalarci e regalarvi una puntata in più.

Eccoci quindi alla puntata numero undici, una sorpresa per dirvi grazie: gli intervistati sono Silvia Avallone e Massimo Carlotto.
Silvia, scrittrice e poetessa, è nata a Biella ed è cresciuta tra Biella e Piombino. Si è trasferita a Bologna per l’università e lì è rimasta: a Bologna è diventata una scrittrice, si è sposata ed è diventata madre. Ha esordito a 25 anni con Acciaio (Rizzoli), da cui Stefano Mordini ha tratto un film presentato a Venezia. Il romanzo è stato un caso editoriale: ha vinto il Campiello Opera Prima, si è classificato secondo al Premio Strega 2010 ed è stato tradotto in tutto il mondo. Sono seguiti, sempre per Rizzoli, Marina Bellezza (2013) e Da dove la vita è perfetta (2017). Silvia collabora con il Corriere della Sera, 7 e La Lettura. Nel 2019 è stata insignita dall’università di Bologna della Medaglia Petrarca per le Arti e le Lettere.
Massimo, di Padova, è scrittore, autore teatrale e sceneggiatore. Tra gli anni ‘70 e ‘90 è stato protagonista di uno dei più assurdi casi giudiziari italiani, conclusosi nel ‘93 con la grazia del Presidente Oscar Luigi Scalfaro. Ha esordito nel ‘95 per Edizioni E/O con Il fuggiasco, diario della sua latitanza (diventato un film di Andrea Manni). Da lì non si è più fermato: sono seguiti romanzi, racconti, sceneggiature, testi teatrali e graphic novel. Tra i suoi titoli più celebri, Arrivederci amore, ciao (primo libro con protagonista Giorgio Pellegrini, uno dei suoi personaggi più famosi, diventato un film di Michele Soavi), e la saga dell’Alligatore. Il suo ultimo libro è La signora del martedì (E/O). Le sue opere sono tradotte in molte lingue e hanno vinto premi in Italia e all'estero.

 

 

SILVIA AVALLONE


Dove stai trascorrendo il lockdown? Sei da sola o con qualcuno?
Con mio marito e mia figlia di 4 anni e mezzo, a Bologna, in centro, per cui il mio unico orizzonte è fatto di mura, tetti, finestre, e sei sparuti alberi.

Stai bene? Come stanno i tuoi cari?
Stiamo tutti bene, nel senso che siamo in salute. Ma ci manca molto il mondo: i boschi, le montagne, i viaggi senza confini. E soprattutto gli altri: la scuola, gli amici, i parenti lontani.

Qual è la cosa che più ti manca del “prima”?
Tante cose: le mie montagne biellesi, dove sono nata e a cui amavo tornare molto spesso. Le giornate con gli amici e i parenti: cene, gite, pranzi, domeniche; quella specifica confusione insieme. E i progetti a lungo termine. Ma, forse, soprattutto: i bambini e gli adolescenti liberi, come deve essere, le loro voci squillanti per strada.

Qual è la cosa che invece non ti manca?
La montagna di apparenza della società di prima, il suo egocentrismo eccessivo, la corsa a fare meglio degli altri, a sembrare più felici anche se non è vero niente, il cinismo, la mancanza di solidarietà. E lo smog, l'inquinamento, il rumore.

Puoi dire di aver imparato qualcosa, di te o in generale, in questo periodo di quarantena?
Sono molto più selvatica e legata alla natura di quanto credessi. Ho bisogno di vivere molte ore all'aria aperta con il cielo sopra la testa e nessun muro intorno.

C'è un'abitudine, o un nuovo rito, che hai acquisito?
Il riuso di oggetti dimenticati.

Che cosa mangi quando vuoi farti un piccolo regalo? Se vuoi dacci la ricetta.
Pizza fatta in casa. Possibilmente margherita con gorgonzola.

Che cosa hai letto o stai leggendo?
Guerra e pace!

Che film e serie tv hai visto o stai vedendo?
Tutti i classici Disney, tutto Miyazaki. Altro mia figlia non concede, e poi crollo di sonno.

La migliore colazione possibile da fare a casa.
Marmellata di fragole su pane caldo.

La migliore colazione possibile da fare al bar e che ti manca.
Cornetto dolce vuoto, spremuta d’arancia.

La prima cosa che farai quando si potrà.
Sdraiarmi su un prato e guardare il cielo al posto del soffitto.

Una frase che ti tiene compagnia.
Un monito: metti la sveglia prima e scrivi!

 


MASSIMO CARLOTTO


Dove stai trascorrendo il lockdown? Sei da solo o con qualcuno?
Sto trascorrendo il lockdown con mia moglie e mio figlio in un paesino dell’Alto Adige nel bel mezzo di una valle stretta e lunga al confine con l’Austria. Qui il Covid-19 non è mai arrivato, tutti osserviamo le misure di sicurezza e viviamo il disagio di un pericolo invisibile, ma si tratta di una realtà lontana che si impone per decreto. È difficile, se non impossibile, comprendere quello che succede all’esterno. E i media aiutano ben poco. L’eccesso verbale sul virus, la diffusione della paura, l’isteria dei social sono vissuti con distanza e diffidenza.
La valle è stata chiusa per lungo tempo e penso spesso che abbiamo vissuto un’esperienza simile a quella delle pestilenze del passato, quando  la gente di montagna si difendeva sbarrando gli accessi naturali. Purtroppo tra pochi giorni dovremo tornare a Padova e temo che verremo catapultati in una situazione ben diversa. Qui non siamo mai stati costretti a stare in casa perché basta uscire e infilarsi nel bosco per passeggiare in un luogo silenzioso e deserto.

Stai bene? Come stanno i tuoi cari?
Stiamo bene. Qui siamo al sicuro. E comunque mi conforta sapere che nessuno tra familiari, amici e nell’ambiente di lavoro sia stato contagiato.

Qual è la cosa che più ti manca del “prima”?
Il diritto di muovermi liberamente.

Qual è la cosa che invece non ti manca?
Il traffico, l’inquinamento. Qui guardo il cielo e non è più solcato dagli scarichi degli aerei di linea e mi rendo conto quanto il lockdown abbia ripulito l’aria delle città del nord.

Puoi dire di aver imparato qualcosa, di te o in generale, in questo periodo di quarantena?
Il virus ci ha resi tutti vulnerabili. Io, per storia personale, lo sono da molto tempo e mi sono adattato a questa condizione. Non sono spaventato dalle conseguenze e tantomeno dalle prospettive e mi infastidiscono i toni catastrofici con cui è narrata questa pandemia.

C'è un'abitudine, o un nuovo rito, che hai acquisito?
Sfamare le martore che zampettano di notte sul tetto. Vanno matte per le mele.

Che cosa mangi quando vuoi farti un piccolo regalo? Se vuoi dacci la ricetta.
Qui è tutto a km 0. Anche la carne e le patate e io adoro la zuppa di gulash che la moglie del macellaio cucina divinamente.

Che cosa hai letto o stai leggendo?
Leggo molto ma un po’ a casaccio... Ho riletto con grande piacere I viceré di De Roberto e scoperto Trent Dalton e il suo bel romanzo: Ragazzo divora universo.

Che film e serie tv hai visto o stai vedendo?
Salto da una serie all’altra ma ho appena terminato di vedere la quinta stagione della mia preferita: Better Call Saul, spin-off di Breaking Bad. A marzo ho rivisto tutti i film con protagonista Philip Marlowe. Il lungo addio di Robert Altman rimane l’unico vero capolavoro tratto dal romanzo di Chandler.

La migliore colazione possibile da fare a casa.
Latte appena munto e una fetta di torta di grano saraceno cucinata da Colomba – sua moglie.

La migliore colazione possibile da fare al bar e che ti manca.
Un cappuccino spruzzato di cacao e cannella accompagnato da una “veneziana” con un’idea di crema cotta.

La prima cosa che farai quando si potrà.
Viaggiare.

Una frase che ti tiene compagnia.
«Guardo la luna, guardo le stelle e vedo Caino che fa le frittelle».





"Si faccia una vita interiore" è un ciclo di interviste ideato da Francesca Pellas
Le illustrazioni sono a cura di Arianna Bellucci

www.ariannabellucci.com

 


Parte della serie Si faccia una vita interiore

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