Interviste dalla quarantena | Francesca Marson e Michael Reynolds
Si faccia una vita interiore. Scrittori, traduttori, giornalisti e musicisti raccontano il loro isolamento
Mentre i giorni della quarantena si accumulavano uno dopo l’altro e cercavo un modo per abitare la mia casa e me stessa senza farmi intimorire da questo tempo circolare, ho pensato spesso a una frase di Cesare Pavese che va bene un po’ per tutto, anche per mandare la gente a quel paese: «Si faccia una vita interiore». La frase intera, in realtà molto dolce, viene da una lettera a Fernanda Pivano, e dice: «Si faccia una vita interiore – di studio, di affetti, d'interessi umani che non siano soltanto di “arrivare”, ma di “essere” – e vedrà che la vita avrà un significato». È probabile che Pavese, andando spesso a trovare la sua amica Natalia Ginzburg a Gressoney, avesse preso in prestito l’espressione dal padre di lei, Giuseppe Levi, che quando i figli si annoiavano in montagna li sgridava tuonando: «Voialtri vi annoiate perché non avete vita interiore». Sia come sia, la questione ci mostra una verità importante: se già normalmente è utile sapersi abitare ed essere in grado di muoversi nella propria topografia interna, figuriamoci quanto può diventarlo chiusi in casa durante una pandemia. Il bello della vita interiore, poi, è che può essere fatta di tante cose, non per forza di studio e di libri ma anche di musica, ricette, motociclette da riparare per tempi migliori, fiori da coltivare, yoga sul balcone. Così è nata l’idea di questa serie di micro interviste a persone che grazie a libri, musica e articoli ci fanno compagnia nelle nostre vite interiori, per andare a scoprire un po’ della loro. Le pubblicheremo due a due, ogni volta una donna e un uomo, per un totale di dieci puntate.
La settima coppia è formata da Francesca Marson e Michael Reynolds.
Francesca è l’ufficio stampa di Adelphi. Genovese, abita a Torino e lavora a Milano. Dopo una laurea in lingue e letterature straniere, un master in editoria e un anno in Einaudi, da due anni e mezzo si prende cura dei titoli e degli autori della leggendaria casa editrice milanese. La quarantena l’ha vissuta praticamente in simbiosi (ma distanziati socialmente, non temete: lei in Italia e lui oltreoceano) con lo scrittore e divulgatore di cui in questo periodo abbiamo letto ovunque: David Quammen, autore del super best seller sulle epidemie Spillover. Francesca cura inoltre Nuvole d’inchiostro, un blog (e relativi canali social molto seguiti) in cui parla di libri e di ciò che ama. Non appena si potrà, consigliamo vivamente di tenere d’occhio #vitadapendolare, l’hashtag con cui condivide su Twitter le sue disavventure con Trenitalia.
Michael è l’editor-in-chief di Europa Editions, sorella newyorkese della casa editrice romana Edizioni E/O. Australiano, nella vita ha cambiato tre continenti e fatto molti mestieri: è stato minatore in una miniera d’oro, barman, istruttore di windsurf, giardiniere, muratore, traduttore, cavia per esperimenti sul sonno, insegnante di poesia e d’inglese, ha scritto tre libri, diretto una rivista e un festival letterario ed è stato guardiano del più grande labirinto dell’emisfero australe. A un certo punto è arrivato a Roma e si è innamorato di una donna. Poi ha iniziato a lavorare per Edizioni E/O; da allora sono passati quasi due decenni. Oggi Reynolds dirige Europa Editions a New York, è una delle figure chiave del successo negli Usa di Elena Ferrante e si batte strenuamente per far arrivare in America quanta più letteratura in traduzione possibile. La donna di Roma, Paola, è diventata sua moglie. Vivono a Brooklyn con due figlie felicemente bilingui.
FRANCESCA MARSON
Dove stai trascorrendo il lockdown? Sei da sola o con qualcuno?
Sono in uno sperduto paesino delle valli piemontesi. Attorno a me il piccolo caos della campagna, in lontananza le taciturne montagne. Mi sono trasferita qui a inizio quarantena per stare – insieme al mio compagno – accanto a suo papà. Per me che sono nata e cresciuta vicino al mare, e che da qualche anno abito a Torino, questa quotidianità si sta rivelando un’esperienza del tutto inaspettata.
Stai bene? Come stanno i tuoi cari?
Sto bene. I miei genitori sono a Genova: questo tempo è stato scandito da innumerevoli videochiamate per ingannare le distanze. A segnare i giorni sospesi, c’è stata anche la schiusa delle uova – scoperte da mia mamma in un vaso del terrazzo – che un gabbiano ha deposto nella mia città di mare (mio papà ha installato una telecamera nascosta per documentare il tutto). Qui nelle valli piemontesi, invece, con mio suocero abbiamo dovuto affrontare una nuova realtà fatta fin da subito di mascherine, guanti e ospedali. Quello che a volte ci dimentichiamo, in questo nuovo presente dove l’unica cosa che sembra esistere è il Covid-19, è che purtroppo tutte le altre malattie – a differenza nostra – non si sono mai fermate.
Qual è la cosa che più ti manca del “prima”?
Andare nella mia libreria preferita, prendere un aperitivo con le amiche nei caruggi, poter decidere nel giro di poche ore se dormire a Milano, Torino o Genova. Avere la facoltà di scegliere.
Qual è la cosa che invece non ti manca?
I ritardi di Trenitalia, che infestavano la mia vita di pendolare tra Torino e Milano.
Puoi dire di aver imparato qualcosa, di te o in generale, in questo periodo di quarantena?
Ho imparato ad aspettare. E ad arrampicarmi sugli alberi.
C'è un'abitudine, o un nuovo rito, che hai acquisito?
Mentalmente calcolo sempre il fuso orario che mi separa dal Montana: dopo i miei genitori, la persona che ho sentito di più in questa quarantena è stata David Quammen.
Che cosa mangi quando vuoi farti un piccolo regalo? Se vuoi dacci la ricetta.
In assenza della focaccia – che nonostante le origini liguri non sono capace di fare in casa – direi la carbonara che mi cucina il mio compagno. Ricetta segreta.
Che cosa hai letto o stai leggendo?
Spillover di David Quammen è stato il mio personalissimo libro-antidoto contro la paura. Quando il rumore del mondo si è fatto troppo forte, invece, mi sono rifugiata nella raccolta di poesie Felice come la coda di un cane, di Anna Świrszczyńska. Poi ho fatto la conoscenza della famiglia Sartori, protagonista di Prima di noi di Giorgio Fontana – un romanzo indimenticabile.
Che film e serie tv hai visto o stai vedendo?
La casa de papel, Unhortodox, Normal People. Ora sto guardando Servant. L’ultimo film visto al cinema è stato La ragazza d’autunno.
La migliore colazione possibile da fare a casa.
Spremuta d’arancia, yogurt, cereali, frutta fresca e caffè nero. Da consumarsi rigorosamente a letto, sfogliando gli inserti culturali del fine settimana.
La migliore colazione possibile da fare al bar e che ti manca.
Croissant alla marmellata d’albicocca e cappuccino con tanta schiuma.
La prima cosa che farai quando si potrà.
Riabbracciare i miei genitori e rivedere il mare. E poi, se non saranno già volati via, andare a sbirciare da lontano i cuccioli di gabbiano sul mio terrazzo.
Una frase che ti tiene compagnia.
«Intuiva il disegno di un progetto più ampio: la vita futura che scalpitava».
MICHAEL REYNOLDS
Dove stai trascorrendo il lockdown? Sei da solo o con qualcuno?
Ho trascorso tutta la quarantena a casa a Brooklyn con moglie e figlie. Per fortuna insieme stiamo bene; abitiamo vicino a Prospect Park e al bellissimo Greenwood Cemetery, quindi è stato relativamente semplice fare delle brevi passeggiate (molto gradite però).
Stai bene? Come stanno i tuoi cari?
Sia io sia la mia famiglia siamo in salute e di buonumore. Alcuni amici hanno avuto il virus, o familiari che si sono ammalati, anche se per fortuna con sintomi lievi. Mia madre è in Australia ed è molto anziana, vive da sola e abbastanza isolata. Ero e sono preoccupato, ma la situazione laggiù finora non è stata troppo grave.
Qual è la cosa che più ti manca del “prima”?
Andare in giro liberamente, vedere amici e colleghi, le strette di mano, gli abbracci, prendere la metropolitana, «l’apparizione di questi volti nella folla» – dalla poesia In una stazione del metrò di Ezra Pound –, i cocktail dopo il lavoro, la gran folla di New York.
Qual è la cosa che invece non ti manca?
Vedi sopra.
Puoi dire di aver imparato qualcosa, di te o in generale, in questo periodo di quarantena?
Tanto di ciò che non è essenziale, ma una volta sembrava esserlo, ha perso importanza e significato. Avere l’opportunità di riconsiderare le proprie idee su ciò che conta di più, e cosa no… ecco, è stato prezioso.
C'è un'abitudine, o un nuovo rito, che hai acquisito?
Applaudire i lavoratori essenziali tutte le sere alle 19.00 in punto. Prima di scendere dal letto la mattina, leggere qualche pagina del libro che stavo leggendo prima di coricarmi la sera prima.
Che cosa mangi quando vuoi farti un piccolo regalo? Se vuoi dacci la ricetta.
Doritos. La ricetta è segreta.
Che cosa hai letto o stai leggendo?
Le metamorfosi. Perfetto per il Covid-19: il nome dell’autore è persino contenuto nella parola! (In inglese Ovidio e è Ovid, ndr). Il terzo poliziotto di Flann O’Brien: non l’avevo mai letto, poi mi sono fatto incuriosire dal consiglio di un libraio; Come cambiare la tua mente di Michael Pollan; Sharks, Death, Surfers di Melissa McCarthy; Il talento di Mr. Ripley di Patricia Highsmith, che io e mia figlia abbiamo letto facendo i turni. Con Ovidio di Nicola Gardini.
Che film e serie tv hai visto o stai vedendo?
Homeland, che avevo smesso di vedere anni fa e di cui quindi avevo tre stagioni da recuperare. Abbiamo visto più film “per tutta la famiglia” rispetto al solito, e per sceglierli facciamo i turni. Io mi attiro le ire di tutte perché vedo il mio turno come un’occasione per “Educare le Figlie”(le maiuscole sono volute); quando annuncio che cosa guarderemo la voce mi diventa anche più bassa e professorale! Tra le mie scelte finora ci sono stati: La donna che visse due volte (mi spiace doverlo ammettere e temo non sarà un’opinione ben accolta, ma non è invecchiato bene), Anchorman (idem), The Lady in the Van (pollice in su!), La strana coppia, Viaggio a Tokyo, La finestra sul cortile, Casablanca, Fino all’ultimo respiro, L’infernale Quinlan, The Italian Job (quello originale del ‘69), Julie & Julia, Butch Cassidy, Quasi famosi, I 400 colpi. Come potete vedere sto tenendo un elenco: anche questo fa parte del progetto “Educare le Figlie”.
La migliore colazione possibile da fare a casa.
La colazione in famiglia del sabato è sempre la migliore, soprattutto perché per me è anche la seconda colazione, qualche ora dopo quella che mi preparo appena sceso dal letto. L’umore è rilassato, senza l’ansia di fondo della domenica né la frenesia di un giorno infrasettimanale. E il banchetto può comprendere molte cose: yogurt e frutta, crêpes, ciambellone (scritto in italiano), pancake, uova, centrifugati di frutta, litri di caffè e succo d’arancia. Mi piace molto preparare una colazione abbondante, mettere in tavola tante cose tra cui scegliere. E adoro sedermi alla suddetta tavola con le figlie appena sveglie e ancora spettinate. Dopo mangiato di solito mettiamo musica a tutto volume, balliamo un po’, o facciamo programmi mirabolanti per il weekend che poi raramente rispettiamo.
La migliore colazione possibile da fare al bar e che ti manca. Michael stavolta risponde in italiano.
Mah! Colazione a casa è meglio.
La prima cosa che farai quando si potrà.
Scampagnata newyorkese with lunch out – detto proprio così, in un divertente mix –, magari con amici, di sicuro con la famiglia.
Una frase che ti tiene compagnia.
Allora… Mi sono commosso quando, all’inizio della quarantena, la mia figlia più grande, senza sollecitazione alcuna, si è ricordata la frase di una storia che le avevo raccontato tanto tempo fa e l’ha inserita in un disegno – un arcobaleno – che ha appeso alla finestra. Un suo messaggio rivolto al mondo. In questo periodo ci ho pensato molto spesso. È un vecchio adagio persiano che viene appunto da una storia che le ho letto quando era piccola; una frase incisa nell’anello di questo re che soffre di gravi sbalzi d’umore. «This too shall pass», anche questo passerà.
"Si faccia una vita interiore" è un ciclo di interviste ideato da Francesca Pellas
Le illustrazioni sono a cura di Arianna Bellucci
www.ariannabellucci.com
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