Il lato positivo - Silver Linings Playbook di David O. Russell
con Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Jacki Weaver
Basato sul romanzo The Silver Linings Playbook di Matthew Quick (L’orlo argenteo delle nuvole, nella poco comprensibile traduzione italiana), Il lato positivo è il primo adattamento del newyorchese Russell e la prima pellicola dopo lo strepitoso successo di The Fighter – 6 nomination e 2 vittorie ai Golden Globe, 7 nomination e 2 vittorie agli Oscar.
Pat Solitano (B. Cooper), affetto da bipolarismo, torna a vivere dalla madre (J. Weaver) e dal padre (R. De Niro), tenuto per mesi in trattamento in un ospedale psichiatrico per aver colpito fin quasi alla morte l’amante della moglie Nikki, che vuole a tutti i costi riconquistare. Ad aiutarlo ci pensa Tiffany (J. Lawrence), giovane vedova dall’abito scuro e dallo humor funebre, che in cambio gli chiede di partecipare con lei ad una gara di ballo.
Silver Linings Playbook – nel testo originale il libretto su cui il protagonista annota gli aspetti positivi (le fodere d’argento che in senso figurato rappresentano ciò che c’è di buono in una brutta situazione) del suo vivere – è un film a cui David O. Russell, il cui figlio è bipolare, teneva molto («stavo cercando una storia che aiutasse mio figlio e tutti quelli come lui a sentirsi parte del mondo»); e si vede. Il progetto di trasporre l’opera sul grande schermo risale agli scomparsi Anthony Minghella e Sidney Pollack ed è precedente alla realizzazione di The Fighter, che ne ha posposto la produzione ma ha permesso che vi prendessero parte la Lawrence, ma soprattutto De Niro e Cooper, che per stessa ammissione del regista riflettono la propria famiglia: «invece di me ad essere il padre sarebbe stato Robert De Niro; invece di essere un quindicenne mio figlio sarebbe stato un trentacinquenne e sarebbe stato Bradley Cooper».
Traspare confermata la grande capacità, osservata in The Fighter, di trarre il meglio da ognuno degli attori, e di far vivere davvero i legami dei personaggi, le difficoltà di una famiglia, il rapporto paterno e fraterno, in un’interpretazione di squadra di alto livello – in cui fa macchia il padre superstizioso e scommettitore di De Niro – che l’Academy ha riconosciuto candidando tutti e quattro gli interpreti principali e premiando Jennifer Lawrence.
Bradley Cooper, quasi quarantenne fin troppo prestato alla commedia, dimostra propria la bravura cogliendo l’occasione con un personaggio che il regista ha visto in lui: «il suo appetito come attore ha servito perfettamente il film. È qualcosa che non puoi davvero inventare, quando un attore è, nella sua vita, affamato di mostrare colori e dimensioni che non ha ancora portato sullo schermo».
Se pur non rinunciando all’happy ending in pieno stile a stelle e strisce, Russell è ammirevole nel dar vita al mondo stonato del protagonista, dissonante come la canzone del matrimonio e del tradimento – My Cherie Amour di Stevie Wonder – che continua a risuonargli nella testa, soprattutto per come lavora frantumando l’universo instabile di Pat e Tiffany, scavando nelle loro fragilità, mostrando i frammenti di una vita crollata, di un sentimento tradito, perso, rubato. Nel restituire i vetri rotti di un’esistenza, il montaggio di Jay Cassidy (fido collaboratore di Sean Penn e già candidato ad una statuetta per Into The Wild) si dimostra una seconda e fondamentale regia.
«Devi fare tutto il possibile, lavorare al massimo. E se rimani positivo, vedrai spuntare il sole tra le nuvole»
USA 2013 - Comm. Dramm. 122' ***
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