Il festival di Cronenberg, Gilliam, Cuarón e Garrone

La storia del Lucca Film Festival nell'intervista al presidente Nicola Borrelli

È una fredda sera di fine gennaio quando incontro a Lucca Nicola Borrelli, a trentadue anni presidente di uno dei festival cinematografici più vitali del panorama italiano, mentre negli spazi dell’Archivio di Stato lucchese, gli ex Macelli, è intento a coordinare le ultime fasi dell’allestimento dell’esposizione Red cars, una delle mostre costruite intorno all’opera del regista David Cronenberg, insieme a M. Buttefly, Chromosomes e Evolution, dove è esposta anche la macchina per il teletrasporto de La mosca. Ci spostiamo in un bar vicino all’Archivio per parlare della genesi del festival: «Eravamo sei, sette ragazzi. Ero all’università, ad un convegno su cosa fare dopo il percorso universitario tenuto da Emanuela Martini, che ci dice: “Ragazzi, ma voi che cosa state facendo? Perché se pensate di cominciare a pensare a cosa fare dopo l’università quando avrete finito l’università siete fregati. Non farete nulla e vi ritroverete a fare tutt’altro nella vita rispetto a quello che avete studiato. Cominciate a pensare di fare qualcosa, magari qualcosa insieme, di gruppo… Inventatevi qualcosa”. Allora ebbi questa idea di cominciare a fare un festival del cinema, che partiva dal presupposto di far vedere ad un numero più alto di persone le cose che non si riuscivano a vedere, soprattutto cinema sperimentale e di ricerca».

La prima edizione risale al 2005, e pensata da un gruppo di ragazzi poco più che ventenni riesce trovare un appoggio nelle istituzioni che, pur in piccola parte, danno fiducia al loro progetto, portato a termine grazie a finanziamenti pubblici e privati. «Era un periodo molto diverso. Abbiamo avuto tanta fortuna, perché avere quel tipo di idea in quel momento era ancora un qualcosa che, con un po’ di fortuna, quasi sicuramente si poteva pensare di riuscire a fare». Non sempre è stato semplice portare avanti un festival strutturato principalmente sul cinema sperimentale: «Ci sono stati anni difficili. Nel 2011 abbiamo seriamente pensato di chiudere il festival, perché nel 2010 portammo Abel Ferrara, che fu il primo personaggio di rilievo mondiale, e ci convincemmo che dopo un risultato del genere sarebbe stato impossibile non ottenere più risorse per poter crescere velocemente. E invece ci tagliarono quasi della metà il contributo».
Ma il festival non chiude. E due anni dopo, nel 2013, la capacità di stringere i denti e la perseveranza degli organizzatori viene premiata: «Nel 2013 è cambiato tutto, perché sono arrivati dei nuovi vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, inutile negarlo, illuminati, che hanno voluto scommettere tantissimo sul festival», dando la possibilità alla manifestazione di attrarre nella città toscana figure di rilievo del cinema internazionale. Nel giro di tre anni si leggono tra i nomi dei protagonisti quelli di Peter Greenaway, David Lynch e David Cronenberg, non soltanto grandi personalità ma soprattutto autori di spessore in grado di dare visibilità e illuminare di riflesso il cinema sperimentale che il festival promuove e di fare ben presto di Lucca una garanzia di qualità.

Proprio a partire da quest’anno, il festival si sposta a marzo e punta a diventare il più grande festival d’Europa nel periodo compreso tra inverno e primavera, attraverso un grande investimento, ogni anno, su mostre internazionali che attraversano il festival stesso e con la congiunzione triennale con Europa Cinema, storico festival viareggino fondato da Fellini, in un’unione cinematografica e territoriale che comincia già quest’anno. La forza del Lucca Film Festival è dimostrata dall’edizione 2015, l’undicesima in dieci anni, in cui l’annuncio a poche settimane dal via dell’assenza per motivi di salute di Cronenberg, atteso ospite principale, rischiava di mettere in crisi l’organizzazione. E invece, questa potenziale debolezza, è stata presto trasformata in ricchezza da una straordinaria rosa di protagonisti: Jeremy Irons, voluto per il suo legame con il cinema di Cronenberg e con Puccini, da interprete principale di M. Butterfly; Terry Gilliam, ex Monty Python e regista tra gli altri di Brazil, La leggenda del re pescatore e L’esercito delle 12 scimmie; Alfonso Cuarón, premio Oscar lo scorso anno per Gravity nonché regista giovane con cui confrontarsi sulle innovazioni tecnologiche e sulla stretta connessione tra cinema e televisione – Cuarón ha da poco prodotto la serie fantascientifica Believe, andata in onda sulla NBC, dirigendone il primo episodio; Matteo Garrone, autore di spicco del panorama italiano, regista di Gomorra e Reality, che ha appena terminato le riprese di The Tale of Tales con Vincent Cassel e con la fotografia di Peter Suschitzky, storico collaboratore di Cronenberg. «È come essere in un parco giochi», commenta Nicola, entusiasta di un progetto che, dopo Greenaway nel 2013, con la presenza di David Lynch lo scorso anno ha definitivamente spiccato il volo.

La dimensione che emerge dalle sue parole è quella di un festival mai statico, sempre proiettato in direzioni e traiettorie diverse, tanto che per il 2016 si pensa persino di «cominciare a creare le condizioni per produrre dei lavori da presentare poi al Festival stesso. Nel marzo 2016 potremmo avere un documentario e un cortometraggio prodotti dal festival. Un cortometraggio dedicato al lato privato e familiare di Andreij Tarkovskij, stiamo lavorando con la sorella Marina che ci ha dato piena disponibilità e accesso agli archivi storici di famiglia, e poi un documentario su due illustri personaggi lucchesi, di cui non posso rivelare i nomi sennò mi linciano, a proposito di Lynch…». Difficile chiedere di più ad un festival che tra Lucca e Viareggio, insieme ad Europa Cinema, presenta un programma ricchissimo di incontri, lezioni di cinema di grandi maestri, un concorso internazionale di cortometraggi sperimentali e retrospettive complete dei film di Cronenberg, Gilliam, Cuarón e Garrone: un’occasione per il grande pubblico di entrare in contatto con gli autori – tra i quali anche Francesco Munzi, che terrà una lezione e presenterà il suo Anime nere, in concorso a Venezia – e un’opportunità per gli spettatori di tutta Italia di respirare in Toscana, dal 15 al 22 marzo, l’aria del grande cinema.


Commenta