I mostri non avvengono per caso
Errori della natura o esseri che contribuiscono alla bellezza dell’universo? Da Monstrorum Historia di Ulisse Aldrovandi
Lo studio dei mostri, a giudizio dei più, è una disciplina non esente da dubbi; tuttavia abbiamo ritenuto opportuno mettere in campo solo gli interrogativi salienti, così da soddisfare – almeno in parte – i lettori. In primo luogo, dunque, si presenta la necessità di discutere se i mostri vengano generati dalla natura in maniera accidentale oppure deliberata. Qui, poiché per pervenire a una soluzione sono stati proposti argomenti diversi e validi, noi riporteremo molti dei più importanti, cosicché dalla loro analisi emerga la vera risposta al quesito.
Ebbene, coloro che ritengono che i mostri vengano generati dalla natura in maniera accidentale si appoggiano ai seguenti argomenti. In primo luogo la natura, cioè l’elemento agente, cerca sempre di procreare qualcosa di simile a sé, ma, poiché i mostri non sono affatto simili all’agente, cioè alla natura, allora si inferisce che siano stati generati dalla natura in maniera accidentale. Inoltre nulla che sia prodotto per caso può aver seguito la volontà dell’agente, ma i mostri sono appunto prodotti casuali, dunque non vengono generati secondo l’intenzione della natura. In terzo luogo, l’intenzione e il desiderio costruttivo della natura non possono mai sbagliare, dunque necessariamente essa procreerà sempre qualcosa di buono, ma i mostri non si annoverano tra le cose buone, perciò vengono alla luce al di fuori dell’intenzione della natura. Inoltre, la natura genera soltanto individui atti a continuare e propagare la specie, per cui, se essa riuscisse a mettere al mondo un unico esemplare di una certa specie, senza dubbio non potrebbe, attraverso di esso, assicurare la generazione di altri simili. Tuttavia i mostri non nascono per propagare la specie, ragion per cui potremo asserire con sicurezza che i mostri sono errori della natura, nati al di fuori della sua intenzione, così come Aristotele afferma nei Physica.
Equus marinus monstruosus. Mostruoso cavallo marino
Sull’altro versante, coloro che difendono la tesi opposta contestano i predetti argomenti. Quanto al primo, negano che l’agente naturale abbia l’intenzione di procreare qualcosa di simile a sé: infatti il cane che si accoppia, essendo privo di raziocinio, senza dubbio non ha di mira la prole, ma si accosta alla copula solo in cerca di piacere, e anzi si ritrarrebbe subito dal coito, se non ne ricevesse più alcuna sensazione piacevole. Allora, è questo piacere, reso universale dalla natura, che l’agente ha di mira, affinché possa come conseguenza, generare un simile per preservare la specie. Per confutare il secondo argomento, poi, negano che i mostri vengano generati accidentalmente, poiché credono che i mostri contribuiscano all’ordine e alla bellezza dell’universo: per questo motivo la natura, che cerca di mantenere il mondo provvisto di ogni cosa, di necessità deve desiderare anche i mostri.
La natura, nella maggior parte dei casi, opera nella procreazione in maniera perfetta, occasionalmente anche in maniera imperfetta, e allora genera mostri
Per demolire il terzo argomento, collocano i mostri fra le cose buone, poiché non sono privi di anima, che è una cosa buona. È vero che i mostri vengono da alcuni definiti cose guaste, in confronto alle cose perfettamente formate; nondimeno essi, per quanto turpi e imperfetti, assieme alle cose perfette concorrono a conservare la bellezza dell’universo. Così viene dissolto anche l’ultimo interrogativo: nel momento in cui, infatti, si conservano le specie animali, si conservano pure i mostri appartenenti alle rispettive specie. Ma a questa tesi si oppone l’autorità di Aristotele, che definì i mostri errori della natura: allora i sostenitori della tesi ribattono che la natura, nella maggior parte dei casi, opera nella procreazione in maniera perfetta, occasionalmente anche in maniera imperfetta, e allora genera mostri. Perciò questo secondo modo di operare della natura, in raffronto al primo, viene chiamato ‘azione per accidente ed errore’, perché si verifica raramente, non già perché accade al di fuori dell’intenzione della natura.
Monstra Niliaca Parei. Mostro del Nilo del Paré
L’ultima tesi descritta, poiché non corrisponde alla realtà, dev’essere rigettata per le seguenti ragioni. In primo luogo, le cose che vengono a esistenza raramente, e che non costituiscono delle specie permanenti, come appunto i mostri, non vanno ritenute funzionali all’ordine del mondo, poiché la bellezza dell’universo risiede soltanto nelle cose perfette e permanenti. Inoltre, il termine mostro in quanto tale non indica altro che ciò che presenta un difetto o una mancanza, secondo l’opinione espressa dal Filosofo nel secondo libro dei Physica: perciò il mostro non può rappresentare alcuna perfezione e di conseguenza non parteciperà alla perfezione dell’universo. Per di più, se i mostri costituissero un arricchimento per l’universo, verrebbero generati assai più spesso, poiché questo grande ordine del mondo poggia su fenomeni ricorrenti, invece il mostro è qualcosa che avviene raramente: ne deriva che esso è escluso da questa funzione di arricchimento del mondo. Infine, i mostri non vengono alla luce a vantaggio della bellezza dell’universo, perché se così fosse sarebbero nati anche al principio del mondo, cosa che in nessun luogo è dato leggere.
Monstrosus Sus marinus. Mostruoso maiale marino
Resta ora da dire che i mostri esistono al di fuori dell’intenzione della natura e per cause accidentali, secondo l’insegnamento impartito da Aristotele nel secondo libro dei Physica, capitolo sesto, dove si legge: «Si tratta tuttavia di casi diversi: nell’uno infatti la causa è all’esterno, nell’altro invece all’interno». E queste parole sono state illustrate da Simplicio, Giovanni Filopono e Averroè, i quali hanno ribadito che i mostri non avvengono semplicemente per caso, ma più che per caso, poiché di ciò che avviene per caso esiste una causa, ma è situata extra, cioè al di fuori dei confini, e si manifesta dall’esterno; invece la causa del mostro si trova intra, cioè nella materia, ed è una causa a esso interna, ricompresa nei suoi confini.
Illustrazione di copertina ad opera di Celina Elmi
Il presente testo è un estratto da Monstrorum Historia (Moscabianca, 2022), trattato universale sui mostri di Ulisse Aldrovandi r redatto nel 1642, pubblicato per cortesia di Moscabianca Edizioni. Il libro è acquistabile qui ▶ Monstrorum Historia
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