Henry Hudson

Inghilterra, 12 settembre 1565 – Baia di Hudson, dopo il 22 giugno 1611

È forse per la famiglia, il cui cognome ne attesta l’associazione alla Compagnia di Moscovia, che il giovane Henry Hudson s’affratella al ricco miraggio d’un passaggio che colleghi l’Atlantico alle Indie Orientali a Nord-Ovest del Polo. Ma per la Compagnia Hudson fa rotta a Nord-Est (1607, 1608), trovando nei ghiacci oltre le Svalbard l’ostacolo che, di nuovo sulla traccia per la Compagnia Olandese delle Indie Orientali (1609), lo spingerà a rompere il contratto per puntare a ovest sul 40° parallelo nord, dove secondo quanto udito ad Amsterdam John Smith dice aprirsi un varco al Pacifico; sarà invece il fiume Hudson che Giovanni da Verrazzano incontrava un secolo prima. Impostagli fedeltà all’Inghilterra, Hudson vorrà ritentare più a nord, convinto che le imponenti maree segnalate da George Weymouth nell’artico Stretto (di Hudson) nascondano una gran massa d’acqua che crede il Pacifico, ed è invece e ancora una Baia di Hudson (1611). Aperte nuove vie, con le sue scoperte, per la colonizzazione olandese e britannica del Nuovo Mondo, nell’inverno che passa intrappolato nella Baia di James Hudson susciterà contro sé l’ammutinamento che lo condanna a morire abbandonato tra i ghiacci.


Parte della serie Esploratori

Commenta