Hailé Selassié
Egersa Goro, 23 luglio 1892 – Addis Abeba, 27 agosto 1975
Col favore dell'Imperatore cristiano d’Etiopia Menelik II, assicuratogli dalla naturale intelligenza e dalla superiore educazione occidentale, il nobile Tafari Makonnen comincerà da Ras (principe) una vittoriosa scalata al potere: nominato reggente dell’Impero (1917) quando si chiude la fase turbolenta aperta dalla morte di Menelik, Ras Tafari sarà prima Negus (re; 1928) e poi Imperatore col nome di Haile Selassie, «Potenza della Trinità» (1930). Formalizzato in Costituzione (1931) l’enorme potere personale, da padrone illuminato Hailé Selassié tenterà di modernizzare l’Etiopia favorendo all’interno il potere centrale contro la nobiltà feudale e all’esterno l’entrata nella Società delle Nazioni; superata l’occupazione italiana (1936-41) con l’aiuto britannico, l’autorità del Negus neghesti sarà ancora condizione politica della modernizzazione del Paese, nonché fulcro delle aspirazioni dell’Organizzazione Unita Africana (oggi Unione Africana), ma anche oggetto di una crescente opposizione politica; viene dalle frange simpatizzanti marxiste dell’esercito quel Menghistu Hailè Mariàm che, nel 1974, cavalcherà carestie e disoccupazione per deporre l’Imperatore. Forse assassinato nel palazzo ove il golpe lo rinchiude, Hailé Selassié morirà soprattutto come l’estremo discendente del Re Salomone e della Regina di Saba, secondo Messia d’un cristianesimo rigenerato in senso anticoloniale e africanista che da lui si nomina Rastafarianesimo.
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