Gustave Le Bon
Nogent-le-Rotrou, 7 maggio 1841 – Marnes-la-Coquette, 13 dicembre 1931
La formazione medica non impedisce a Gustave Le Bon, spirito universale, di rincorrere il sogno di darsi ad ogni materia: messa al servizio della scienza medica l’esperienza maturata durante la Commune, si dedica all’antropologia in un’epoca in cui un eurocentrismo a cui pochissimi sfuggono spinge a disegnare scale evolutive della civiltà prima che ad analizzare e comparare i fenomeni sociali come storicamente dati. È piuttosto secondo le categorie di razza e nazione che legge la storia Gustave Le Bon, rintracciando non nell’intelligenza, ma nell’emozione la forza motrice degli eventi, mentre il progresso è il frutto del lavoro di una ristretta élite intellettuale. Approdato quindi alla disciplina che si chiamerà poi sociologia, Gustave Le Bon rileva il crescente peso, nella vita moderna, degli assembramenti e delle assemblee: ne La psychologie des foules, che descrive la capacità della folla di eclissare la coscienza individuale a favore di una mente collettiva féminine, impulsive, dangereuse, gli psicosociologi di oggi vedono l’opera di un precursore ad un tempo geniale e naïf.
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