Guglielmo Marconi

Bologna, 25 aprile 1874 – Roma, 20 luglio 1937

Guglielmo Marconi è giovanissimo quando concepisce l’idea di stabilire comunicazioni a distanza non via cavo, ma sfruttando le onde elettromagnetiche: lasciato l’istituto tecnico, si stabilisce nella tenuta paterna di Sasso (Marconi) e sottopone il proprio eccezionale intuito al duro lavoro dello sperimentatore (1894), non è chiaro se edotto o meno sui precedenti lavori di Tesla. Connettendo l’oscillatore che usa come generatore di onde e il circuito rivelatore ad un conduttore interrato da un lato, e dall’altro ad un conduttore isolato in alto sul terreno, Marconi realizza col sistema antenna-terra l'invenzione che fa di lui la figura dominante della radiotecnica. Il governo italiano, cui Marconi come Meucci tenta invano di dare l’esclusiva, valorizzerà l’immenso potenziale pratico dei suoi ritrovati solo dopo l’eco e l’espansione loro garantite da imprenditori e ammiistratori britannici (1897); facendo perno sull’Inghilterra, dove ha registrato il primo brevetto, Marconi si consacrerà alla sperimentazione: risolto il problema delle interferenze col sistema sintonico, fa accettare universalmente la radiotelegrafia contro ogni scetticismo inaugurando il servizio di comunicazioni transatlantiche (1902). Il Nobel per la Fisica, ricevuto nel 1909, è la punta di un iceberg di riconoscimenti tra cui oggi forse stride la presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche come segno più appariscente di una sentita partecipazione al fascismo, ma che rimane poca cosa contro i progressi effettivamente offerti dagli sforzi di Marconi all’interazione umana.

 


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