Gregorio XIII
Bologna, 7 gennaio 1502 – Roma, 10 aprile 1585
Già professore di giurisprudenza nell’università che l’ha laureato, Bologna, proprio per le sue competenze in diritto canonico il laico Ugo Boncompagni entra nella Curia romana, secondo gli incarichi ricevuti dai papi Farnese e Carafa, finché Pio IV, fattolo cardinale prete, l’invia a Trento per l’ultima fase del Concilio (1562-3): salto di qualità d’una carriera destinata, dopo l’inclusione nei correctores addetti dal Ghislieri all’edizione nuova del Corpus iuris canonici, a compiersi sul Soglio pontificio (1572). Continuando il predecessore nell’austerità – lui incline al mondano – come nell’applicazione dei decreti tridentini e partecipando, tra incameramenti antibaronali e nepotismo istituzionale, al consolidamento cinquecentesco degli apparati papali, Gregorio XIII si spenderà perché la Controriforma trionfi sull’Europa in politica e cultura: così, mentre il calendario giuliano è riformato gregoriano con l’aiuto di Ghiraldi e Clavius, l’approvazione di Brahe e Kepler e l’assenso, graduale, d’ogni regno europeo meno quello moscovita, l’entusiasta lotta all’eresia s’articola nei seminari affidati ai prediletti gesuiti per istruire alla redenzione dei riformati, nelle ribellioni d’Irlanda suscitate contro Elisabetta, nell’ingerenza nelle guerre di religione francesi cui convince Filippo II, nell’appoggio alla Lega cattolica francese, contro la malapianta ugonotta, che l’induce a far cantare un solenne Te deum per la Notte di San Bartolomeo.
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