Gneo Giulio Agricola

Forum Iulii, 13 giugno 40 – Roma, 23 agosto 93

Quando s’apre il longum et unum annum della contesa tra Galba, Vitellio, Otone e Vespasiano, il pretore Gneo Giulio Agricola appoggia il governatore di Siria, che prevale e da imperatore gli assegna, oltre che il titolo di patrizio, l’incarico di legatus Augusti pro praetore della Britannia (78-84): così Agricola sarà trionfalmente consegnato alla storia da Tacito, marito di sua figlia. Ma secondo la ricostruzione tacitiana i successi che il brillante Agricola consegue e sul campo di battaglia e nella gestione delle conquiste fin dentro la Caledonia gli attirano le gelosie del figlio di Vespasiano ora imperatore, quel Domiziano che la storiografia senatoria di cui Tacito è esponente rappresenta come un tiranno sanguinario. Richiamato quindi a Roma dal princeps, Agricola sceglie di ritirarsi a vita privata senza ribellarsi al sovrano, dando occasione a Tacito di scrivere (Agricola, 42) che «possono esservi anche sotto cattivi principi uomini grandi, e che una riservata obbedienza, se affiancata da un’energica operosità, può innalzare al vertice di quella gloria di cui molti si ammantano ostentando il sacrificio della propria vita, attraverso un arduo percorso e senza alcun vantaggio per lo Stato».

 

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