Giuliano de’ Medici
Firenze, 28 ottobre 1453 – Firenze, 26 aprile 1478
Quando muore Piero il Gottoso (1469) è il primogenito Lorenzo, consenzienti i famigli del Banco, a raccogliere lo «Stato» mediceo; rimane nell’ombra Giuliano, che allo studio dei classici preferisce la vita all’aperto, specie nel castello di Cafaggiolo che Michelozzo ha rimesso a villa. La smania di viaggi che l’introducano nelle corti d’Italia, da farsi anche in sprezzo ai consigli del fratello, il rifiuto di farsi cardinale come ancora desidera Lorenzo, ch’egli non a torto accusa di sfruttarlo come strumento passivo della sua politica, dicono un temperamento d’energico testardo, deciso a coniugare mito cavalleresco e mondanità rinascimentale: così, con l’amor cortese per Simonetta Cattaneo e la Gloria della vittoriosa giostra di Santa Croce (1475) Giuliano de’ Medici è celebrato da Poliziano nelle Stanze come nello stendardo desunto, forse per Botticelli, dai Trionfi petrarchiani. Sarà ancora l’Ambrogini, nel Coniurationis commentarium, a raccontare la morte inflitta a Giuliano dai Pazzi in congiura il 26 aprile 1478: luctus publicus, come per confondere famiglia e città Lorenzo fa scrivere a Bertoldo di Giovanni s’una medaglia commemorativa. Un mese dopo, al Giuliano già genero dell’Appiani signore di Piombino e maturo abbastanza da supplire al fratello se assente, nasce un figlio bastardo: è Giulio, sarà Clemente VII.
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