Giovanni Della Casa

Borgo San Lorenzo, 28 luglio 1503 – Roma, 14 novembre 1556

Dagli studi di Padova, Firenze e Bologna che lo levano dal natio Mugello, Giovanni Della Casa passa a Roma nel 1532: qui, protetto dall’Alessandro Farnese presto papa Paolo III, intraprende la carriera ecclesiastica. Nemmeno prete, ma già arcivescovo di Benevento, Della Casa sarà insieme nominato nunzio apostolico per l’ancor vivace Venezia (1544), ove alla vita mondana unisce la lotta all’eresia riformata introducendo in Veneto pratiche dell’Inquisizione che in quegli anni procurano processi ed esilio, tra gli altri, al Pier Paolo Vergerio vescovo di Capodistria. Caduto in disgrazia a Roma alla morte di Paolo III, Della Casa si darà nel placido trevigiano (1551) alla meditazione da cui emerge, dedicato al Galeazzo Florimonte vescovo di Sessa, quel trattatello sul Galateo, overo de’ costumi, che volendo insegnare a «essere costumato, piacevole e di bella maniera» codifica come base della morale sociale un corpo di norme di «civil conversazione» che in Italia e fuori informa la vita del Rinascimento, esprimendo un ideale di signorile elevatezza, di dominio di sé e di serena armonia dello spirito. L’autore, anche, di fortunate Rime (1558) petrarchesche innovative nel metro, sarà ancora a Roma sotto Paolo IV, ma morirà senza la bramata porpora.

 

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