Giancarlo Pajetta
Torino, 24 giugno 1911 – Roma, 13 settembre 1990
Geneticamente antifascista, con la precoce iscrizione al Partito Comunista d’Italia Giancarlo Pajetta si fa espellere dal liceo Massimo d’Azeglio e ancora minorenne chiudere in quel carcere che anche per lui è «università»; nel più tardo esilio francese saprà farsi segretario della FGCI e membro del Comintern, ma in missione in Italia per attività eversiva è per un decennio ancora rinchiuso fino al tardo 1943, quando con Longo e altri sarà in vetta alle brigate Garibaldi in guerra contro il tedesco invasore e l’italiano di Salò. Di qui un’augusta carriera politica che lo vorrà per quarantaquattro anni alla Camera per il Partito Comunista Italiano, del quale è ai vertici esponente della corrente riformista con Giorgio Amendola e quel Napolitano che nel 1986 gli succede nella direzione della commissione esteri fino allora ricoperta. Prestigiosa penna della stampa di partito cui lo lega anche il trentennale vincolo affettivo con Miriam Mafai e penetrante mattatore nei dibattiti in Aula così come a Tribuna Politica, Pajetta è anche per l’inossidabile sobrietà e la continuità politica e istituzionale l’uomo migliore per pronunciare l’orazione funebre al funerale di Berlinguer che di pochi anni precederà il suo.
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