Georgij Žukov

Provincia di Kaluga, 1 dicembre 1896 – Mosca, 18 giugno 1974

Dall’esercito zarista dov’è stato coscritto, il giovane Georgij passerà all’Armata Rossa per servire la causa bolscevica durante la Guerra civile russa (1917-21): vi rimarrà, diplomandosi all’Accademia Frunze (1931) e scalando la gerarchia finché la Guerra d’Inverno (1939-40) lo trova al comando dell’esercito sovietico che pure la Finlandia sconfigge; ma quando l’Asse dilaga in URSS (1941), da capo di stato maggiore dell’Armata Rossa, Georgij Konstantinovich Žukov fa prevalere sulla sua incuria tattica l’immenso genio strategico che saprà difendere dopo Leningrado Mosca e infine Stalingrado (1942): allora, nominato da Stalin Maresciallo dell’Unione Sovietica, il «salvatore» stronca a Kursk l’ultima offensiva germanica (1943), al solito prezzo d’ingentissime perdite, per affacciarsi sull’Europa orientale e traversarla inesorabile fino a Berlino. Tanto popolare che Stalin l’oscura in meschini incarichi provinciali, Žukov tornerà alla ribalta per garantire l’appoggio dell’esercito agli eredi politici del Maresciallo, ma contro Chruščëv –  che pure deve all’influenza del generale la propria egemonia nel Presidium del Soviet Supremo – perderà la partita giocata da Ministro della difesa (1955-7) per alleggerire il controllo politico del PCUS sull’Armata Rossa nel tentativo di aumentarne la professionalità; dovrà infatti cadere Chruščëv (1964), prima che possa ricevere l’Ordine di Lenin chi tutt’ora, in bronzo, custodisce l’accesso alla Piazza Rossa. 

 


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