Gasparo Contarini
Venezia, 16 ottobre 1483 – Bologna, 24 agosto 1542
Completati a Padova gli studi che a San Marco, sotto l’indirizzo platonico e umanistico-filosofico, formano la sua giovane mente all’armonia più che alla divisione, Gasparo Contarini fa seguire agli anni di crisi integrale aperti dalla disfatta di Agnadello (1509) la carriera pubblica che gli spetta, quale rampollo d’una suprema casa veneziana; quella diplomatica che lo elegge ambasciatore di Carlo V; infine, per volontà d’un papa finalmente sensibile alle istanze di riforma, Paolo III, quella ecclesiastica di cardinale (1535). Lo sollecitano al cambiamento la familiarità con gli autori del Libellum ad Leonem X (1513), Querini e Giustiniani, la sentita necessità d’una riforma di Chiesa e curia; alla conciliazione con i luterani l’esperienza delle cose tedesche e la fiducia nella possibilità d’un accordo che, redatto su richiesta del Farnese un Consilium de emendanda Ecclesiae (1537) in collaborazione con il cardinalato riformatore d’un Pole, d’un Sadoleto, saprà realizzare sulla dottrina della giustificazione all’epocale colloquio di Ratisbona (1541) insieme al malleabile Melantone. Vanificati i suoi sforzi dalla smentita congiunta di curia e Lutero, morendo nel sospetto d’eresia Contarini darà, tra la convocazione d’un Concilio tutto pontifico e la fondazione del Sant’Uffizio, un’ulteriore occasione di consolidamento alla corrente intransigente ove già brilla il cardinal Carafa.
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