Galileo Galilei

Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642

Non tanto a Pisa, quanto all’Accademia fiorentina del Disegno, e nell’ambiente del Collegio Romano studia le scienze matematiche Galileo Galilei; studia poi il «libro della Natura» quando, saputo del cannocchiale mentre è professore a Padova (1592-1611), ne costruirà uno migliore per confermarsi nell’eliocentrismo, già accettato leggendo Keplero, con l’osservazione, soprattutto, dei satelliti di Giove – eversiva insieme del sistema aristotelico-tolemaico e delle prescrizioni bibliche:  s’inizia col Sidereus nuncius (1610) il dibattito tra Galileo e gli ordini religiosi che, dalla controversia sulle macchie solari alla Lettera a Cristina di Lorena (1615) sul rapporto tra scienza e Scrittura, fino alla teoria corpuscolare della materia del Saggiatore (1623), l’indurrà a sistemare i propri risultati, inclusa la legge sulla caduta dei gravi, nel graffiante Dialogo sopra i due massimi sistemi (1630), quando gli sembra assicurato l’appoggio d’Urbano VIII. Ma sarà il tracollo del partito spagnolo nel collegio cardinalizio, e con esso del Ciampoli, massimo promotore della (travagliata) pubblicazione del Dialogo, a trascinare Galileo davanti all’Inquisizione, forte d’un richiamo anticopernicano fatto al pisano, pare, nel 1616; verrà l’abiura, ma nella dimora vigilata d’Arcetri (1633) lo scienziato continuerà a lavorare, cogliendo un’estrema prova nei Discorsi, per la chiarissima prosa scientifica finalmente volgare, e l’uso coerente d’un rivoluzionario fecondissimo metodo sperimentale.

 

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