Gaio Giulio Cesare
Roma, 13 luglio 101 a.C. – Ivi, 15 marzo 44 a.C.
Il tempo di Silla dictator perpetuus è certo d’esilio per il nipote di Mario, di guerra in Asia ai pirati e Mitridate, di studio a Rodi; ma morto il Cornelio si riaprono Urbe e honores per un Gaio Giulio Cesare subito intento con Crasso e Pompeo a demolire la costituzione sillana e quindi ad avversare, anche per Catilina, gli Ottimati saputi incapaci e corrotti. All’informale vertice dell’imperium con Crasso e Pompeo nel cosiddetto «primo triumvirato» (60), col vittorioso bellum Gallicum Cesare si darà legioni e ricchezze e prestigio abbastanza perché un Pompeo che ora da solo domina Roma con l’oligarchia pretenda di sottomettersi un Cesare che invece passando il Rubicone apre il bellum civile che da Farsalo a Munda (48-5) lo vedrà infine vincitore. All’ampio ed energico riordino amministrativo e legislativo della res publica Cesare si dà in virtù di una somma di poteri civili e militari che nello spettro di una successione chiameranno in congiura alcuni senatori (tra cui è Marco Antonio) decisi a difendere i privilegi tradizionali contro l’individuo così irrotto alla vetta della politica romana, ma le fatidiche Idi di Marzo fermano Cesare e non l’irreversibile processo di accentramento del potere e svuotamento delle forme repubblicane che si compirà nel suo figlio adottivo Ottaviano, l’Augusto.
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