Friedrich Wilhelm Murnau
Bielefeld, 28 dicembre 1888 – Santa Barbara, California, 11 marzo 1931
Già attore e regista teatrale presso Max Reinhardt, e “Murnau” fin dal 1909, Friedrich Wilhelm Plumpe s’imbatte nel cinema durante la Grande Guerra, facendo film propagandistici: nei dodici anni successivi, troncati d’un tratto in automobile, in ventuno film (nove perduti) Murnau si rivelerà regista multiforme, sperimentatore senza posa capace, nell’eclettico suo genio, di evolvere linguisticamente dalla fissità dei piani del leggendario Nosferatu (Nosferatu – Eine Symphonie des Grauens, 1922, capolavoro espressionista) alla raffinata modernità di movimento de L'ultima risata (Der letze Mann, 1924, capolavoro Kammerspiel) fino alla grande profondità di campo del Faust (Faust, 1926). Spaziando tra generi diversi – dall'horror al mélo al film naturalistico – Murnau saprà, cogliendo fiori letterari e servendosi d’attori fenomenali quali Conrad Veidt e Max Schreck, reinventare sempre il proprio cinema, primo tra i grandi cineasti tedeschi a spostarsi ad Hollywood per Aurora (Sunrise, 1927) e co-autore con l'altrettanto grande Robert J. Flaherty di Tabù (Tabu: A Story of the South Seas, 1931). Tornando spesso sul rapporto città-campagna come sul desiderio trasgressivo, in un cinema in perenne tensione tra l’ispirazione pittorica dell’immagine e le ardite costruzioni architettoniche delle scenografie, opera una poetica basata sul mescolamento di toni e stili, entro cui rimane fissa, ad osservare i destini di protagonisti più perdenti che vincenti, soltanto la natura.
Si ringrazia Andrea Caciagli per la collaborazione
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